domenica 5 maggio 2013 ... una famiglia arcobaleno!
Quanti colori ha una famiglia?
http://youtu.be/--MD5-FtPps
Non sono brava con le generalizzazioni, mi piacciono gli esempi concreti.
Partiamo dalla nostra colazione della domenica.
Vediamo ... c'è il rosso delle nostre tovagliette di design che ci sono costate un occhio della testa, ma che usiamo tutte le mattina (alla faccia dei sottobicchieri coordinati che vegetano nel cassetto delle tovaglie!). C'è il verde del nostro giardino in fiore, con quel salice e la sua chioma che adoro guardare durante le tempeste estive, mentre ondeggia come una donna arrabbiata. C'è il bianco del latte macchiato del marrone dell'orzo, il nostro rituale della colazione (perché in frigo può mancare tutto, ma il latte no!). C'è il rosa delle sue manine paffute che afferrano i cereali al miele (la scoperta di oggi!). L'arancione e il grigio della sua tutina della notte, quella che preferisco e lo fa sembrare ancora tanto cucciolo.
Basta una semplice colazione per rendermi conto che la nostra famiglia ha mille sfumature, soprattuto siamo una famiglia, lo siamo diventati perché lo volevamo, perché ci sembrava naturale, l'ovvia conseguenza di tanti anni insieme, di idee e mura condivise.
Eppure non è poco, non è scontato, non è facile.
Oggi, in un prato inondato di sole, ho viste decine di famiglie arcobaleno, donne e uomini, coppie o single omossessuali che hanno realizzato il loro desiderio di genitorialità o che aspirano a farlo.
Con papy e pupo abbiamo partecipato alla loro festa delle famiglie, un'occasione per conoscersi, scambiare opinioni, idee e tranci di pizza, un modo per stare insieme senza il bisogno di urlare qualcosa, ma per il solo piacere di farlo ... così, alla luce del sole!
Qui di colori ne ho visti tanti: gli schizzi dei bambini, i teli per terra, le copertine dei libri ... un colpo d'occhio meraviglioso!
C'erano anche visi conosciuti, come quelli di Barbara e Chiara, sedute su quel pezzo di verde, facce al sole e sorridenti, un thermos di caffè e un pranzo da condividere.
Mentre il pupo scorazzava felice sul prato conquistando i sorrisi e gli sguardi della gente, Barbara e Chiara rispondono con semplicità e chiarezza alla mie domande.
Qual è la strada per diventare genitori quando si è omosessuali?
Il percorso si può snodare su varie strade e quasi nessuna si percorre in Italia. Bisogna andare all'estero, in Spagna o in Danimarca, per trovare donatori e centri qualificati per l'inseminazione, pagare cifre consistenti e incrociare le dita. Prima di partire occorre informarsi, seguire terapie ormonali, trovare ginecologi "sensibili e disponibili", crearsi una rete di contatti che il più delle volte scorre clandestina.
Resto stupita. Ma come è possibile che persone come tutte che desiderano avere dei figli siano costrette a un percorso così articolato e tortuoso, così frustrante e dispendioso?
E non è finita: se tutto va a buon fine e si arriva al lieto evento, uno dei due componenti della famiglia non avrà nessun diritto sul bambino ... NESSUNO! Un genitore invisibile, insomma, che non esiste in termine di legge.
Ma di cosa abbiamo paura? Che cosa ho io in più per poter essere madre? Non è così che voglio crescere mio figlio, ma con la consapevolezza che l'amore può assumere molte e accettabili forme, che quando ci sono il rispetto e l'affetto poco importa l'aspetto dell'altra persona.
In fondo il messaggio è chiaro e può essere riassunto così:
Io ci credo! E voi?
Quanti colori ha una famiglia?
http://youtu.be/--MD5-FtPps
Non sono brava con le generalizzazioni, mi piacciono gli esempi concreti.
Partiamo dalla nostra colazione della domenica.
Vediamo ... c'è il rosso delle nostre tovagliette di design che ci sono costate un occhio della testa, ma che usiamo tutte le mattina (alla faccia dei sottobicchieri coordinati che vegetano nel cassetto delle tovaglie!). C'è il verde del nostro giardino in fiore, con quel salice e la sua chioma che adoro guardare durante le tempeste estive, mentre ondeggia come una donna arrabbiata. C'è il bianco del latte macchiato del marrone dell'orzo, il nostro rituale della colazione (perché in frigo può mancare tutto, ma il latte no!). C'è il rosa delle sue manine paffute che afferrano i cereali al miele (la scoperta di oggi!). L'arancione e il grigio della sua tutina della notte, quella che preferisco e lo fa sembrare ancora tanto cucciolo.
Basta una semplice colazione per rendermi conto che la nostra famiglia ha mille sfumature, soprattuto siamo una famiglia, lo siamo diventati perché lo volevamo, perché ci sembrava naturale, l'ovvia conseguenza di tanti anni insieme, di idee e mura condivise.
Eppure non è poco, non è scontato, non è facile.
Oggi, in un prato inondato di sole, ho viste decine di famiglie arcobaleno, donne e uomini, coppie o single omossessuali che hanno realizzato il loro desiderio di genitorialità o che aspirano a farlo.
Con papy e pupo abbiamo partecipato alla loro festa delle famiglie, un'occasione per conoscersi, scambiare opinioni, idee e tranci di pizza, un modo per stare insieme senza il bisogno di urlare qualcosa, ma per il solo piacere di farlo ... così, alla luce del sole!
Qui di colori ne ho visti tanti: gli schizzi dei bambini, i teli per terra, le copertine dei libri ... un colpo d'occhio meraviglioso!
C'erano anche visi conosciuti, come quelli di Barbara e Chiara, sedute su quel pezzo di verde, facce al sole e sorridenti, un thermos di caffè e un pranzo da condividere.
Mentre il pupo scorazzava felice sul prato conquistando i sorrisi e gli sguardi della gente, Barbara e Chiara rispondono con semplicità e chiarezza alla mie domande.
Qual è la strada per diventare genitori quando si è omosessuali?
Il percorso si può snodare su varie strade e quasi nessuna si percorre in Italia. Bisogna andare all'estero, in Spagna o in Danimarca, per trovare donatori e centri qualificati per l'inseminazione, pagare cifre consistenti e incrociare le dita. Prima di partire occorre informarsi, seguire terapie ormonali, trovare ginecologi "sensibili e disponibili", crearsi una rete di contatti che il più delle volte scorre clandestina.
Resto stupita. Ma come è possibile che persone come tutte che desiderano avere dei figli siano costrette a un percorso così articolato e tortuoso, così frustrante e dispendioso?
E non è finita: se tutto va a buon fine e si arriva al lieto evento, uno dei due componenti della famiglia non avrà nessun diritto sul bambino ... NESSUNO! Un genitore invisibile, insomma, che non esiste in termine di legge.
Ma di cosa abbiamo paura? Che cosa ho io in più per poter essere madre? Non è così che voglio crescere mio figlio, ma con la consapevolezza che l'amore può assumere molte e accettabili forme, che quando ci sono il rispetto e l'affetto poco importa l'aspetto dell'altra persona.
In fondo il messaggio è chiaro e può essere riassunto così:
Io ci credo! E voi?
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