Τρίτη 11 Φεβρουαρίου 2014

«46 παραμύθια κατά της ομοφοβίας»








Project :«46 παραμύθια κατά της ομοφοβίας» του Δήμου Βενετίας: Δάσκαλοι σε 10 Νηπιαγωγεία και 36 Δημοτικά σχολεία της περιοχής θα διαβάσουν στους μαθητές τους βιβλία που μιλάνε για ΛΟΑΤ οικογένειες.
Σαράντα έξι ιστορίες και παραμύθια για την καταπολέμηση της ομοφοβίας θα διαβαστούν σε παιδικούς σταθμούς και νηπιαγωγεία του Δήμου της Βενετίας.,Ήδη ο δήμος έχει αγοράσει και μοιράσει χιλιάδες τόμούς από τα βιβλία αυτά. Πρόκειται για μια πρωτοβουλία της Camilla Seibezzi , δημοτικής συμβούλου στο Δήμο της Βενετίας. Ο Δήμαρχος Giorgio Orsoni την έχει τοποθετήσει στο γραφείο που ορίζει και οργανώνει την πολιτική του δήμου κατά των διακρίσεων . Πριν από λίγους μήνες το όνομά της Camilla Seibezzi το συναντούσε κανείς συνεχώς στις ειδήσεις γιατί πρότεινε την αντικατάσταση των λέξεων « μαμά » και « μπαμπά » με την λέξη «γονιός» («Genitore ».)
Τώρα η Seibezzi έδωσε μια «δεύτερη πολιτική του σοκ» ( έτσι ονομάστηκε από τον Orsoni στις 23 Αυγούστου) , επιλέγοντας τα συγκεκριμένα βιβλία για νηπιαγωγεία και παιδικούς σταθμούς της πόλης: . Ο κατάλογος περιλαμβάνει τίτλους όπω «Il grande grosso libro delle famiglie» «Papà bis», «Piccolo uovo» «E con Tango siamo in tre»
Πηγή : Corriere della sera
http://www.samelove.it/fiabe-contro-lomofobia-a-venezia-e-realta/


Brava Camilla! La diversità va raccontata anche nella scuola dell'infanzia

Pubblicato: 10/02/2014 12:56 Giuseppina La Delfa
Presidente Famiglie Arcobaleno




In seguito alla polemica sorta dopo l'iniziativa lodevole della consigliere Camilla Seibezzi a Venezia sull'adozione di libri di favole già alla scuola dell'infanzia per parlare della diversità delle forme famigliari ai nostri bimbi, a tutti i nostri bimbi, non posso che essere scioccata dalla cecità di alcune correnti che pensano forse che negando la realtà, facendo finta che non esiste ciò che non vogliono vedere, possano farlo scomparire per magia. Che tipo di omertà è questa? E quanto assurda e inutile può essere? E quanto può avere la vita lunga la negazione dei fatti? I conservatori finti ciechi sanno bene che la prima cosa che fanno i bambini alla scuola materna è proprio quella di parlare della propria famiglia! Non fanno altro che disegnare mamme, papà, fratelli e sorelle fin dal primo giorno di scuola.

E quando uno dei nostri bimbi racconterà ai suoi amichetti che ha due mamme e due papà, che succede? Se la devono vedere loro? I bimbi di 3, 4 5 anni ? E quando alle elementari, Lia spiegherà che ha due papà grazie a Nancy che l'ha portato in grembo in America, che dirà la maestra ai ragazzi "vedetevela tra di voi"? Non ne voglio sapere nulla? E quando Lisa racconterà che lei è nata grazie a un semino che le mamme hanno avuto in Belgio, che si dice ai bimbi, che sono nati dalle rose e dai cavoli?
Compito in classe: 14 Febbraio, San Valentino
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Per fortuna le insegnanti hanno talmente a cuore (quasi sempre) il benessere dei propri ragazzi che sono le prime a chiedere a noi genitori supporto, libri, favole per aiutare loro a parlare di filiazione, procreazione, famiglie, responsabilità ecc... e per fortuna gli strumenti esistono grazie al lavoro coraggioso di persone che più di ogni altra cosa hanno a cuore il benessere dei bambini.

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Qui ci si riempie troppo spesso la bocca di parole vuote e si denuncia la strumentalizzazione e l'abuso e il fatto che si danneggia lo sviluppo sereno di bambini e ragazzi con queste tematiche trattate a scuola. Tutta ipocrisia e menzogna. I bimbi anche a 6 mesi hanno bisogno di VERITÀ, hanno bisogno che si parli loro del mondo come è e non come qualcuno vorrebbe che sia.

I reazionari conservatori come per esempio quelli della Manif pour tous non hanno a cuore il benessere dei bimbi (solo gli idioti possono pensare che i bimbi vivono sereni nella menzogna e l'occultazione di fatti EVIDENTI e CONCRETI), hanno a cuore soltanto il mantenimento di certa ideologia sessista, omofoba, violenta e ottusa. Ricordo ancora le parole ripetute dai giovani adulti figli di gay e lesbiche francesi, che durante le audizioni per l'adozione della legge per il matrimonio ugualitario ripetevano fino alla nausea "smettetela di usare in modo cosi ipocrita i figli di gay e lesbiche per giustificare il vostro odio e la vostra omofobia. Noi stiamo bene e se un giorno siamo stati male è solo e soltanto per colpa degli omofobi, non per colpa dei nostri genitori." Quello che certa gente vuole, in effetti, è negare dignità alle forme familiari che non corrispondono a un ideale ideologico che è diventato minoranza anche in Italia e lo sarà sempre di più.

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Perciò ho un grande rispetto per Camilla Seibezzi e per tutti quelli che con coraggio stanno provando a cambiare il mondo, in meglio, per tutti, specie per i bambini, per tutti i bambini che cresceranno meno ottusi, meno chiusi, provando, spero, disprezzo per la menzogna e l'omertà.

Camilla ha capito come tanti per fortuna che è dalla scuola che inizia la libertà se la scuola vuole davvero accingere al compito che è suo: formare cittadini liberi e pensanti. La scuola tra l'altro è pronta e ogni volta che ci sono i nostri figli nelle classi, gli insegnanti fanno per lo più il loro dovere egregiamente e attestano (vedere recente articolo di repubblica) che i nostri figli e i loro compagni stanno bene insieme. E in fin dei conti è quello il più importante: imparare a vivere insieme nel rispetto e nella collaborazione.

http://www.gay.it/news/Favole-con-famiglie-gay-negli-asili--e-polemica-a-Venezia

“Jean a deux mamans”, ma non bisogna leggerlo!

12 FEBBRAIO 2014
Schermata 2014-02-12 a 16.24.13Sulla stampa e nel web si sta molto discutendo di alcuni libri che il Comune di Venezia, nello specifico l’ufficio Affari Istituzionali, avrebbe prima ordinato, in seguito ad un interessante progetto dal titolo “Leggere senza gli stereotipi”, e poi bloccato a causa dell’intervento di alcuni politici e benpensanti. Alcuni giornalisti hanno parlato di “fiabe gay”, di propaganda, di testi non idonei ai piccoli frequentanti gli asili comunali.
Qui sotto riportiamo parte di un capitolo della pubblicazione “Famiglie” (Giannino Stoppani edizioni, 2013), in cui si racconta di quanto successo in Francia qualche anno fa. Di una situazione simile in cui veniva negato il valore e la ricchezza dei libri per bambini, intesi come strumento e occasione di crescita per l’individuo e la società.
“Le letteratura per ragazzi è un supporto prezioso per il lavoro in classe. Noi ci adoperiamo per difendere e garantire la ricchezza e la diversità di questo strumento. Noi speriamo anche che l’École des Loisirs, come tutte le altre case editrici, continueranno il lavoro iniziato al fine di aiutare le scuole a lottare contro tutte le discriminazioni.”
Così chiudeva la lettera dell’8 novembre 2005 scritta alla storica casa editrice parigina dal SNUipp, Sindacato nazionale di maestri e insegnanti delle scuole francesi di primo grado.
Nel novembre 2004, per la griffe editoriale Loulou & Cie, la serie di cartonati dell’École des Loisirs, Ophélie Texier dava inizio alla collana Les Petites Familles, con il delicatissimo Jean a deux mamans. [...]
Un anno dopo, il 9 settembre, su Le Figaro, un articolo riportava le lamentele di una mamma che in biblioteca ritrova tra le mani della figlia piccola, ammaliata dalla copertina colorata e dal dolcissimo lupacchiotto, il libro dalla tematica ‘delicata’.
Inizia il dibattito, nei giornali e sul web. Pediatri e associazioni cattoliche protestano indignati, sostenendo che questo genere di storie nuoce al bambino, ancora fragile, nella costruzione di sé, che l’omoparentalità è un elemento marginale nella società e che veicola degli antivalori. Gli omosessuali sono rimproverati per il loro attivismo, giudicato eccessivo, contro l’omofobia. L’École des Loisirs è tempestata di telefonate ingiuriose. L’ABF, l’Associazione Biblioteche Francesi assicura il sostegno alla casa editrice, sottolineando che dal 2003 è stato adottato un codice di deontologia dichiarante il dovere delle biblioteche di non praticare alcuna censura, di garantire il pluralismo e l’enciclopedismo culturale delle collane.
Forse, la migliore risposta l’ha espressa la stessa Texier quando dice che Les Petites Familles sono primi tentativi di spiegazione rivolti ai piccoli, perché possano meglio capire alcune situazioni sempre più frequenti. Sono libri che parlano, prima di tutto, d’amore… e i bambini non sono troppo piccoli per comprenderlo.
David Tolin
Pel di Carota – Giannino Stoppani

 Gent.le dott.ssa Bossi Fedrigotti,
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>  in relazione al suo art.  pubblicato oggi,  15.2.2014, “Ma re e regine fanno male ai bambini?”, come madre mi sento di condividere con lei alcune considerazioni  nella speranza che possa leggerle, anche se non mi illudo che siano pubblicate. 
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> Mio marito ed io abbiamo due meravigliose gemelle monovulari, oggi hanno quasi 36 anni e sono apprezzate professioniste. Una ha orientamento eterosessuale e l’altra  omosessuale ( è, quindi, lesbica – che non è una parolaccia). Come tanti genitori della mia generazione ( ho quasi 63 anni) sono cresciuta con in testa , negli occhi e nel bagaglio educativo, veicolato anche dalle fiabe di principi e principesse,  l’idea di un unico modello affettivo, sessuale, di coppia e di famiglia e nell’ignoranza completa di differenti realtà e orientamenti. Può forse immaginare, o forse no, il grande dolore psicologico, emotivo ed affettivo che abbiamo, nostro malgrado,  inferto a nostra figlia - e di conseguenza anche alla sua innamorata coetanea,  circa 20 anni fa,  alla  scoperta della sua omosessualità,  non accettando e non comprendendo il suo orientamento.  A causa di questa ignoranza , anche noi genitori abbiamo sofferto.
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> Gentile dott.ssa, se l’informazione fosse stata adeguata e aggiornata, tanto male e tanti traumi a milioni di famiglie e di persone sarebbero stati  evitati negli anni  passati e lo sarebbero ancora oggi .   La colpa , naturalmente, non è delle fiabe, ma di una volontà precisa di ignorare, di  “silenziare” e di condannare senza appello  una realtà naturale di attrazione, di affetti e di sentimenti, che esiste da sempre - anche se non appartiene alla maggioranza - e che è naturale sia nel mondo umano che animale. Trovo, perciò,  di grande  valore etico, educativo, sociale e civile l’iniziativa del Dipartimento delle Pari Opportunità a cui lei fa riferimento nel suo articolo.
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> Nessuno “rottamerà” le fiabe, come lei paventa. Esse rimangono , come i miti e le leggende,  un grande patrimonio culturale e fantastico, che non può più, però,  essere preso come modello di riferimento per la costruzione e per l’evoluzione  di una società veramente civile che deve necessariamente e doverosamente partire, per i suoi progressi, dalla realtà variegata  delle persone, appunto.
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> Oggi sono una mamma socia  A.Ge.D.O ( associazione genitori di omosessuali) e non capisco più perché  nel 2014 le mie due figlie non debbano  veder riconosciuti nello stesso identico modo i loro affetti, i loro progetti di vita,  i diritti e i doveri.
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> Lei parla nel suo articolo di “corsa precipitosa in avanti”. Non le pare che i milioni , sottolineo milioni, di persone omosessuali nel mondo abbiano patito abbastanza? Ricorderà i triangoli rosa, ricorderà   le aggressioni, ricorderà i suicidi dei giovani anche lo scorso anno. Non le pare che aspettino da troppo troppo tempo di essere riconosciuti cittadini alla pari degli altri? O questo vale solo per le imposte da versare?
>
> Siamo nel 2014.  Nel 1973 l’ APA ( America Psychiatric Association )  cancellò  l’omosessualità dal DSM e nel 1990 l’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) la derubricò  dall’elenco delle  malattie mentali, definendola “una variante naturale della sessualità umana”, ma molti ignari, la ritengono ancora un disturbo e contrastano e condannano ciò che alla natura appartiene.
>
> Siamo nel 2014. Vogliamo aspettare il prossimo secolo?  I nostri figli non hanno tutto questo tempo.  
>
>
> Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.
>
>  GianFranca Saracino – Lecce

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