Τετάρτη 5 Φεβρουαρίου 2014

Europa: identità negate. Casi di persone transgender



Τι γίνεται στην Ευρώπη όταν ένας άνθρωπος επιθυμεί να προσδιορίσει διαφορετικά το φύλο του; α) υπάρχουν χώρες που αλλάζουν κάθε έγγραφο χωρίς να έχει προηγηθεί επέμβαση διόρθωσης φύλου (στο χάρτη με μπλε), β) υπάρχουν χώρες που αλλάζουν τα έγγραφα εφόσον έχει προηγηθεί επέμβαση διόρθωσης φύλου (στο χάρτη με κόκκινο), γ) υπάρχουν χώρες που δεν κάνουν καμία ενέργεια αλλαγής στα έγγραφα είτε με επέμβαση είτε χωρίς (στον χάρτη με καφέ).
‪#‎thanks_MarinaGalanou‬



(04 febbraio 2014)

Il rapporto di Amnesty International "Lo stato decide chi sono: mancanza di riconoscimento legale per le persone transgender in Europa", mette in evidenza le violazioni dei diritti umani subite dalle persone transgender quando desiderano cambiare il genere.
Joshua Andreas Bryan © Private
Joshua Andreas Bryan © Private
Joshua è un transgender
nato negli Stati Uniti che ora vive in Danimarca con i figli avuti da un
precedente matrimonio negli Usa e l'attuale moglie danese. Sebbene negli Stati
Uniti sia legalmente riconosciuto come uomo, in Danimarca risulta ancora registrato
come donna. Le autorità danesi non riconoscono il suo genere maschile perché non
ha accettato di farsi sterilizzare. Joshua si rifiuta di sottoporsi al procedimento
attualmente in vigore in Danimarca per ottenere il riconoscimento legale di
genere poiché prevede la sterilizzazione. Egli inoltre disapprova il fatto che
le identità transgender siano considerate malattie mentali: "Essere incastrato
tra due identità per me è un grosso ostacolo. Non è bello dover andare alla
scuola dei bambini ed essere costretto ogni volta a fornire spiegazioni. Per il
sistema scolastico sono ancora la loro mamma. A scuola gli altri bambini fanno
domande perché vedono il nome [femminile, eppure ho un aspetto maschile]. È
davvero molto imbarazzante per me e per i miei figli".
Luca Tainio e Juudas Kannisto finlandesi, © Amnesty International
In Finlandia le persone transgender non possono cambiare il genere sui documenti a meno che non si sottopongano a una diagnosi psichiatrica, a trattamenti medici che includono la sterilizzazione e alla "prova di vita reale".

Juudas, un ventenne transgender che vive a Tampere, in Finlandia, ed è in procinto di ottenere il riconoscimento legale di genere, ha dichiarato ad Amnesty International: "Trovo offensivo avere sui documenti e nei registri indicazioni [di genere] non vere. Questo mi mette in una situazione in cui devo sempre essere pronto a rispondere a domande. Il mio nome è Juudas, mi sento [un uomo] ma sui miei documenti c'è scritto F - femmina. Una cosa importante che ti dà il riconoscimento di genere è la sicurezza. Ma anche il fatto che, agli occhi della società, io voglio essere quello che sono veramente".
Luca è un giovane transgender norvegese che legalmente è ancora una donna. Egli si oppone alla chirurgia genitale: "Voglio che il mio genere legale sia maschile. In teoria potrei ottenere il riconoscimento del mio genere, ma solo se mi facessi sterilizzare. Questo per me è fuori discussione. Ti presentano quel trattamento come una parte di un pacchetto completo, senza tenere in considerazione i desideri individuali. Io sono un transgender maschile".
Eefje è una transgender di 25 anni che si sta sottoponendo alla procedura di riassegnazione di genere, compresa la riassegnazione genitale chirurgica, presso la Clinica di genere di Gand, in Belgio. Giuridicamente è ancora un maschio: "Ho frequentato un corso per diventare assistente cuoco. Alla fine del corso dovevo completare un tirocinio e mi è stato chiesto di presentare la domanda usando il nome e il genere legali. Questa cosa ha avuto su di me un grande impatto psicologico perché durante il corso mi hanno sempre dato ordini chiamandomi con il nome maschile. Alla fine del tirocinio, il direttore mi ha detto che avrebbe potuto assumermi ma che altri colleghi si erano detti contrari perché ero transgender".
Hélène, una transgender che vive a Parigi, è nata maschio. In Francia non esiste una legislazione specifica che permetta alle persone transgender di cambiare il genere o il nome sui documenti ufficiali. Il cambiamento viene deciso dai tribunali che non seguono procedure omogenee ma che spesso richiedono lunghi trattamenti medici: "Voglio sottopormi all'intervento chirurgico di riassegnazione di genere, perché per me è importante per poter vivere come una donna. Sento di essere una donna da quando avevo quattro o cinque anni, ma mi ci sono voluti molti anni per fare coming out ... ne avevo 48. Sono stata molestata a scuola e brutalmente picchiata quando avevo 15 anni perché mi percepivano come un ragazzo effeminato. Nella mia testa avevo deciso una data di scadenza; non avrei compiuto 50 anni da uomo. Piuttosto mi sarei suicidata prima. È così difficile passare tutta la vita continuamente in contrasto con ciò che davvero sei".
Patricia è una transgender di 53 anni ancora giuridicamente maschio. È sposata con Susan. Vivono a Cork, in Irlanda, e hanno due figli ventenni. Per Patricia, il riconoscimento legale di genere è l'ultimo passo di un lungo e difficile processo attraverso il quale è divenuta consapevole della sua identità di genere. Tuttavia, lei e Susan si oppongono con forza all'idea di dover divorziare se nella legislazione irlandese sul riconoscimento legale di genere venisse inserito obbligatoriamente il requisto di stato libero. "Il fatto che altre persone, al di fuori della nostra unione, possano decidere che dovremmo divorziare ... è una violazione dei nostri diritti. Sono la stessa persona che ero quando mi sono sposata. L'unica cosa che sta cambiando è l'indicazione di genere sul mio certificato di nascita. In fin dei conti chiedo soltanto di essere riconosciuta per quello che sono, e questo mi verrebbe negato". 
La seconda figlia di Sarah, Kelly, è nata maschio ma ha affermato la sua identità femminile fin dall'età di quattro anni. Kelly era molto infelice e aveva più volte espresso pensieri suicidi. Su consiglio di uno psichiatra, Sarah ha permesso a Kelly di esprimere la propria identità di genere. Giuridicamente Kelly ha ancora nome e genere maschile. Sarah una volta è stata fermata e interrogata in un aeroporto di Singapore perché l'aspetto di Kelly non corrispondeva al genere indicato sui suoi documenti. "I funzionari dell'immigrazione ridevano di noi. Per Kelly è stato umiliante e molto sconvolgente. Un funzionario mi ha chiesto 'Perché gli permetti di portare i capelli lunghi e di vestirsi in quel modo?' Io voglio solo che questa bambina resti viva. Ora ho una figlia felice, perché dovrebbe finire ... in un reparto psichiatrico? Perché dovrei finire con l'avere una figlia morta? ... È importante che ottenga documenti che riflettano il suo genere. Se ci fosse una legge ... vorrebbe dire che non costringeremmo [le persone transgender] a vivere una vita difficile a causa della discriminazione, dell'incomprensione o del pregiudizio".

http://www.amnesty.it/europa-identita-negate-casi-di-persone-transgender



http://lounge.obviousmag.org/exorbito/2014/06/corpos-em-teia.html

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