La vita quotidiana e la burocrazia “Ecco la mia testimonianza”
< DALLA PRIMA DI CRONACA
RORY CAPPELLI
TORNOdi là: appena è di nuovo tra le mie braccia le urla cessano, acchiappa il biberon — ieri sera non ha mangiato molto, deve proprio avere fame — e in un attimo lo succhia quasi senza respirare. Ormai non è più una neonata: ha un anno e mezzo e ogni giorno mi stupisce quanto cambia, quanto cresce, quanti progressi fa, quanto si allarga il suo mondo. Mi alzo e la cullo un po’: lei sussurra mam-ma e poi ancora mamma, mentre si addormenta. La rimetto a letto e a letto torno anch’io non proprio certa di riuscire a riprendere sonno. Anche perché ho nella testa una domanda: mamma? Ma sono poi davvero lasua mamma? Nonhailmiocognome. Per la legge io sono nes- suno. Se la donna che l’ha messa al mondo, la mia compagna, dovesse morire, lo Stato me la porterebbe via. Se finisse in ospedale non potrei decidere niente. Per andare a prenderla all’asilo ho bisogno del permesso della mia compagna proprio come una baby sitter. Eppure l’abbiamo voluta insieme. L’abbiamo pensata insieme. L’abbiamo concepita insieme. Se non ci fossi stata io, lei non sarebbe qui.
Mercoledì 4 febbraio a Roma è stata aperta la porta a un diritto in più: l’ufficiale di stato civile ha trascritto la nascita di un bambino venuto alla luce in Argentina come figlio di due mamme. Forse sarà solo un atto simbolico. Un piccolo puntino che subito qualcuno tenterà di cancellare. Di impugnare mettendo di mezzo un prefetto, un’associazione per la vita, un urlatore dai forti polmoni. Ci sarà chi griderà allo scandalo, come è successo per le unioni civili. Chi invocherà la legge e chi si vergognerà per lo schifo che è diventato il nostro Paese. Ma in tanti, tantissimi saranno contenti. Felici. Perché questo piccolo puntino sarà già qualcosa. In attesa che le promesse politiche — che per ora sono solo e nient’altro che parole — diventino qualcosa di più. In attesa che il legislatore ascolti il rombo della società civile. Che è pronta. Altroché. Non ho mai avuto una porta sbattuta in faccia. Certo, qualche genitore all’asilo mi guarda con sospetto. Ma basta conoscersi. Parlarsi. Mettere il proprio cuore nelle mani dell’altro per trovarlo subito disarmato. Io sono uguale a te. Nel mio amore per il bambino che ho pensato e voluto, proprio come te, per il piccolo che, esattamente come il tuo, sarà il nostro futuro. Per quel fagottino che niente sa e che però come tutti gli altri suoi compagni ha gli stessi diritti. Questo registro è un primo passo per tutti i bambini nati fuori diritto. Per quei bambini che hanno una mamma o un papà che si sveglia nel cuore della notte e li prende tra le braccia, li consola e li ama e che però, e loro neanche lo sanno, davanti alla legge non sono niente e nessuno.
“Se voglio andare a prenderla all’asilo devo avere il permesso come la baby sitter”
L'associazione Famiglie Arcobaleno, i suoi soci e socie, il suo gruppo legale, nella persona dell'avvocato Alexander Schuster che ha seguito il fascicolo, esprimono grande soddisfazione e grande gioia per l'avvenuta trascrizione dell'atto di nascita del piccolo Leon Manini Pagano, figlio di Sofia Pagano, cittadina italiana, e di Alejandra Manini, cittadina argentina, presso il Registro dello Stato Civile del Comune di Roma, dove la famigliarisiede.
L'associazione ringrazia il sindaco Ignazio Marino e l'attuale amministrazione comunale romana, molto vicina alla comunità LGBT romana e particolarmente attenta ai diritti e alle tutele dovute ai minori figli di genitori omosessuali.
Siamo grati al sindaco Marino e ai numerosi Sindaci italiani che negli ultimi mesi hanno dimostrato grande umanità, grande sensibilità alla tematica dei diritti civili e al rispetto delle scelte di vita delle coppie omosessuali con e senza figli, oggi ancora costretti ad emigrare all'estero per potersi unire in matrimonio e mettere al mondo figli grazie alle tecniche di PMA.
Ci auguriamo che il Parlamento, il Governo e il nostro nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si ricordino che milioni di cittadini italiani aspettano da decenni il diritto di potere assumere piene responsabilità legali di fronte ai loro impegni affettivi e familiari.
Intanto auguri alla nostra famiglia, finalmente riconosciuta appieno, in Italia, che sia la prima di una lunga serie.
giuseppina la delfa
presidente@famigliearcobaleno.org
associazione genitori omosessuali
www.famigliearcobaleno.org
393 3963733
presidente@famigliearcobaleno.org
associazione genitori omosessuali
www.famigliearcobaleno.org
393 3963733
Due mamme e un bebè nei registri del Comune la trascrizione ufficiale
Dopo Torino, anche a Roma il riconoscimento dei nati da unioni omosessuali L’assessore Cattoi: “Bisogna mettere al primo posto l’interesse dei minori”
ROMA come Torino. C’è uno speciale legame tra le due città, oltre a un quartiere nella Capitale — l’Esquilino — fatto a immagine e somiglianza della “ville” sabauda. Ed è, in questo caso, quello di essere le prime due città in Italia che hanno trascritto la nascita, avvenuta all’estero, di un bambino riconosciuto come figlio di due donne nei registri comunali. A Torino è successo il 7 gennaio, a Roma mercoledì 4 febbraio. Due donne che hanno avuto un figlio in Argentina — trascritto negli atti pubblici argentini come figlio di entrambe — avevano infatti presentato domanda al Comune di Roma affinché questa trascrizione venisse riconosciuta anche in Italia. E mercoledì scorso il riconoscimento è puntualmente avvenuto. Alessandra Cattoi, assessore al Patrimonio, Politiche UE, Comunicazione e Pari Opne lo aveva annunciato: «L’amministrazione capitolina accoglierà favorevolmente una domanda simile a quella del caso torinese». E infatti così è stato.
La storia di Torino è nota: il bambino nato in Spagna da inseminazione eterologa, per la legge spagnola è figlio di due mamme, cioè della madre che lo ha partorito e della partner. Le due donne chiedono perciò al Comume.
di Torino che venga trascritta la nascita del bambino come figlio di entrambe. Il comune rigetta la domanda. Le signore si rivolgono perciò al Tribunale che oppone un secco “no”. Ribaltato poi dalla Corte d’Appello. È la prima volta che accade in Italia: e così l’ufficiale di stato civile del Comune di Torino è costretto a trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamportunità, A Roma tutto questo non è successo. A tempo di record la domanda è stata accettata proprio dall’amministrazione. «Nella Capitale esiste un contesto favorevole affinché si verifichi una vera estensione dei diritti» afferma l’assessore Alessandra Cattoi. «Affinché il rispetto diventi e sia effettivo. E affinché l’interesse per il bambino sia davvero primario. I bambini privati dei loro diritti — quelli di avere per esempio riconosciuti per legge entrambi i genitori — non sono bambini come gli altri. E questo non è giusto e non è neanche più accettabile». Anche per Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani che ha seguito negli ultimi mesi il caso romano, quello del «riconoscimento di due genitori dello stesso sesso è una conquista enorme ed è importante che avvenga senza una sentenza di tribunale come è stato a Torino».
Roma sta dunque marciando a tappe forzate: il 18 ottobre le prime trascrizioni — 16 in tutto — di matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Subito impugnate dal prefetto Pecoraro, che chiede, in un primo momento in via informale, la loro cancellazione. Poi il 31 otto- bre, con un atto più formale invia al sindaco Marino l’atto di annullamento. Il 22 gennaio la procura di Roma, poi, apre un fascicolo a carico di ignoti e senza ipotesi di reato.
Ciononostante, il 29 gennaio viene votata l’istituzione di un registro delle unioni civili che riceve l’approvazione del consiglio comunale con dieci voti contrari (del centrodestra), un astenuto (del Pd) e 32 voti favorevoli (quelli di Pd e M5S).
Adesso saranno in molti — soprattutto coppie di uomini che quasi tutti hanno avuto figli all’estero — a chiedere la trascrizione della nascita dei loro bambini nei registri comunali. In attesa che il legislatore si svegli, comuni e tribunali lavorano. ( Rory Cappelli)
IL PRIMO PASSO
Dopo l’istituzione del registro delle unioni civili, il Comune riconoscerà i nati da relazioni omosessuali
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