Τρίτη 19 Φεβρουαρίου 2013

Corte di Strasburgo: "Sì all'adozione del figlio del partner"




La decisione della corte per i diritti umani: se uno dei due partner ha figli, l'altro deve aver diritto all'adozione, come avviene per le coppie eterosessuali non sposate. La sentenza su un ricorso presentato da una coppia di donne austriache

STRASBURGO - Nelle coppie omosessuali i partner devono avere il diritto ad adottare i figli dei compagni, cosi come avviene per le coppie eterosessuali non sposate. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza emessa su un ricorso presentato da una coppia di donne austriache e dal figlio di una di loro.

La sentenza, definitiva perché emessa dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo, riguarda l'Austria, ma i principi valgono per tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa. Nella sentenza la Corte afferma che l'Austria ha violato i diritti dei ricorrenti perché li ha discriminati sulla base dell'orientamento sessuale dei partner, visto che in Austria l'adozione dei figli dei compagni è possibile per le coppie eterosessuali non sposate.

Le reazioni.  Sulla possibilità di dare bambini in adozione a coppie gay "prendo la legislazione tedesca, tale e quale", ha commentato il candidato premier del Pd Pier Luigi Bersani. "Non ci piace pensare a matrimoni ufficiali" tra omosessuali, "ma riconosciamo la tutela dei diritti di chi è in questa situazione", ha detto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. Quanto all'adozione dice: "io su questo non ho un mio parere definitivo, non sono un tuttologo e certe cose non sono riuscito ad approfondirle". E ha aggiunto: "Auspichiamo di trovare una maggioranza in parlamento anche nella sinistra per tutelare i diritti individuali di queste persone anche con cambiamenti al codice civile". Parere positivo anche da Paola Concia del Pd
che ha aggiunto che è "giunto il momento di smetterla di rincorrere le sentenze dei tribunali e capire che è giunta finalmente l'ora di fare una legge". Un commento favorevole è arrivato anche dal segretario del Prc Paolo Ferrero: "Bene la Corte di Strasburgo che apre alle adozioni per le coppie omosessuali. Anche in Italia Rivoluzione civile vuole dire basta alle ingerenze vaticane e vuole ampliare a tutte e a tutti i diritti, tutelando la piena libertà e le garanzie democratiche di cui godono le persone eterosessuali".

Il caso sul quale si è pronunciata la Corte per i diritti umani è nato da un paradosso: la concessione dell'adozione alla partner avrebbe fatto perdere i diritti alla madre naturale, sua compagna. I giudici di Strasburgo hanno affermato che il governo austriaco non è riuscito a dimostrare che la differenza di trattamento tra coppie gay ed eterosessuali è necessaria per proteggere la famiglia o gli interessi dei minori. Tuttavia la Corte ha nel contempo sottolineato che gli Stati non sono tenuti a riconoscere il diritto all'adozione dei figli dei partner alle coppie non sposate.

La vicenda sulla quale la Corte ha stabilito la violazione dell'articolo 14 e 8 della convenzione europea dei diritti umani, che sanciscono la non discriminazione e il diritto al rispetto della vita familiare, riguarda due donne che vivono da anni in una relazione stabile e il figlio che una di esse ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Nel 2005 le donne hanno concluso un accordo di adozione per creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre.

Ma quando si sono rivolte al tribunale per far riconoscere l'accordo, questo ha opposto un rifiuto. In base l'articolo 182.2 del codice civile austriaco la persona che adotta "rimpiazza" il genitore naturale dello stesso sesso, interrompendo quindi il legame con quel genitore. Nel caso in questione quindi l'adozione non avrebbe creato un nuovo legame o rimpiazzato quello con il padre, ma avrebbe reciso quello con la madre naturale del bambino.
(19 febbraio 2013)
 
Sono migliaia, forse decine di migliaia in Italia i bambini nati dalla volontà e dall'amore di due donne o di due uomini grazie alle PMA o a donatori di gameti.
Le due sentenze uscite oggi (quella della Corte di Strasburgo e quella della Corte costituzionale tedesca) sono storiche e portano molte speranze nelle nostre famiglie.

Queste corti hanno oggi autorevolmente confermato quanto era già noto. Non vi è alcun rischio per il bambino che cresce in famiglie omogenitoriali e hanno anzi ritenuto utile per suo benessere del bambino che il legame con il co-genitore sia riconosciuto anche formalmente dallo Stato. Anche l'Italia deve prendere atto che deve comunque e anche in assenza di riconoscimenti tutelare la via familiare di questi nuclei. In particolare, come ha osservato la Corte tedesca, la tutela del matrimonio non legittima discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale a discapito delle unioni civili. Infine, entrambe le Corti hanno significativamente posto l'accento sull'esigenza di garantire il benessere di questi bambini, sull'importanza di un riconoscimento giuridico dei loro legami affettivi e sottolineato come anche loro cadano vittima di queste discriminazioni. Come sottolinea la Corte europea, l’Austria ha errato perché non ha posto al centro della propria decisione il benessere del bambino.

In Italia non abbiamo ancora nemmeno le unioni civili ma i figli ci sono già e sono tantissimi. A quando in Italia un parlamento che legifererà per tutelare dei minori abbandonati e ignorati dalle istituzioni e regolarmente insultati, con un pietismo assurdo, insieme ai loro genitori ? Confidiamo nella prossima legislatura e auspichiamo che presto potremo vedere finalmente i nostri figli rispettati e tutelati nei loro diritti.
Ad oggi, sono quattro i partiti o movimenti che intendono proporre soluzioni per risolvere questa situazione sempre più intollerabile. Rivoluzione Civile, Sel, Movimento 5 Stelle propongono la parità con l'estensione del matrimonio a tutti; il PD intende risolvere i problemi con le unioni civili alla tedesca.

giuseppina la delfa


GLEICHSTELLUNGVerfassungsgericht urteilt über Adoptionsrecht für Homosexuelle

Bislang dürfen homosexuelle Partner zwar das leibliche Kind des anderen adoptieren, nicht jedoch ein Adoptivkind. Ein Urteil des Verfassungsgerichts könnte das ändern.
Das Bundesverfassungsgericht verkündet am heutigen Dienstag sein Urteil über das Adoptionsrecht in homosexuellen Lebenspartnerschaften. Dabei geht es um Fälle, in denen einer der beiden ein Kind bereits adoptiert hat und der Partner zusätzlich Adoptivmutter oder -vater werden möchte. In der Ehe ist eine solche Sukzessivadoption möglich – für schwule oder lesbische Lebenspartner nicht.
Unter anderen hatte eine Ärztin aus Münster Verfassungsbeschwerde eingelegt. Ihre Lebenspartnerin, mit der sie seit 20 Jahren zusammen ist, hatte 2004 ein Mädchen aus Bulgarien adoptiert. Doch den Wunsch der Ärztin, gleichfalls Adoptivmutter zu werden, lehnten die Gerichte ab. In der mündlichen Verhandlung im Dezember hatten Experten betont, dass die Kinder normalerweise ohnehin schon im gemeinsamen Haushalt lebten. Es diene dem Wohl des Kindes, wenn diese Beziehung rechtlich abgesichert werde.
Nicht zur Entscheidung steht am Dienstag die Frage der gemeinschaftlichen Adoption. Auch hier gibt es Ungleichbehandlung: Ehepaare können gemeinsam Kinder adoptieren, Lebenspartner nicht. Hierzu sind aber derzeit keine Verfahren in Karlsruhe anhängig.
EuGH urteilt über Adoptionsverbot in Österreich
Schon mehrmals hat das Bundesverfassungsgericht die Rechte homosexueller Paare gestärkt, etwa bei der Erbschaftssteuer und beim Familienzuschlag für Beamte. Auch zur Frage des Ehegattensplittings sind mehrere Verfassungsbeschwerden in Karlsruhe anhängig; hierüber wollen die Karlsruher Richter noch in diesem Jahr entscheiden.
Der Europäische Gerichtshof für Menschenrechte urteilt zeitgleich über das Adoptionsverbot für gleichgeschlechtliche Paare in Österreich. Dort dürfenHomosexuelle nicht das leibliche Kind des Partners oder der Partnerin adoptieren. Dagegen klagen zwei Frauen. In Deutschland ist die sogenannte Stiefkindadoption erlaubt.


NELFA
Today the European Court of Human Rights delivered its judgment in the case of "X and Others v. Austria (application 19010/07)" and ruled that Austria’s Civil Code discriminates against a partner in a same-sex relationship by making it legally impossible to adopt the biological child of the other partner while permitting second parent adoptions for unmarried heterosexual couples.

Juha Jämsä, the Vice-President of NELFA, said:
"This is an important day for European LGBT families. We feel very hopeful that this case will lead to our children’s rights gaining better recognition throughout Europe. No group of children should be discriminated against because of their parents’ sexual orientation, gender identity or gender expression”

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