Τρίτη 5 Φεβρουαρίου 2013

Grecia, crisi, estrema destra e omofobia.

                              dal sito di Vladimir Lussuria:
Lei ha annunciato che in futuro si dedicherà alla scrittura di un libro che parlerà della cultura trans...Sarà un libro per bambini. Non crede che sia un po' esagerato?

Ancora una volta vi spiazzerò. Rispetto alle attese di un libro diseducativo, fuorviante, sarà un libro bellissimo. Il tema della trasformazione è presente in moltissime favole. La rana che diventa principe, Ovidio che si impersona in una pianta... A me interessa la trasformazinoe del corpo raccontata in maniera molto delicata, sentimentale, e rivolta a un pubblico di bambini, ma anche agli adulti che con i bambini devono parlare.





 febbraio 4, 2013

Un articolo di Marco Marino. Fonte: Gaynet.it

«La notte buia di Alba Dorata.» Un articolo sulla terribile situazione lgbt in Grecia.
 
Atene. Quartiere di Gazi, tempio della movida gay nella capitale ellenica.
 I locali sono pieni, le strade gremite di gente. Nei souvlatsidika c’è la fila per mangiare spiedini, pita e kebab. Chi si trova qui per la prima volta non potrebbe neanche sospettare di essere in un paese in profonda crisi. Eppure qualcosa qui è cambiato. La gente è tanta, ma sensibilmente diminuita rispetto agli anni scorsi. Ma c’è anche qualcos’altro, qualcosa di nuovo e inquietante. C’è la paura.
 Emmanouìl Tsimpidis, artista emergente ed editor del blog Homo Homini, ci spiega che sempre più di frequente capita di imbattersi nelle squadriglie di Chrysì Avghì, Alba Dorata, il partito di estrema destra entrato con le ultime elezioni in parlamento e che sta sempre più riscuotendo consensi tra i Greci. “Sono demagoghi della peggiore specie, usano la paura che i Greci hanno degli stranieri – continua Tsimpidis – e già dal giorno del loro successo elettorale si sono scagliati contro la comunità LGBT, sommergendo Gazi di volantini con scritto ora tocca a voi”.

Ora tocca a voi. Un’esplicita minaccia che le forze dell’ordine hanno sottovalutato.
 “Non bastava la crisi – ci dice un ristoratore – anche loro ci si mettono. La gente ha paura, è anche colpa loro se molti non vengono più qui. Adesso si dice che vogliano una legge antigay su modello di quella russa. Esaltano la purezza del nostro ethnos, ma dimenticano che Platone e Socrate erano gay. Anche Achille lo era, amava Patroclo!“.
 Nell’ultimo anno gli episodi di omofobia sono notevolmente cresciuti, denunciano le associazioni antifasciste. Non è raro apprendere di aggressioni da parte di simpatizzanti neonazisti e gli episodi di bullismo a scapito dei gay nelle scuole sono esponenzialmente aumentati. Il paese che dell’omoerotismo aveva fatto anticamente il più nobile stile di vita ha drasticamente cambiato rotta. “L’anno scorso hanno messo una bomba nei giardini di Zàppeion, luogo d’incontro dei gay ateniesi sin dalla Belle Epoque. Tutto ciò è inammissibile! Non si può dire che esser gay in Grecia fosse ben visto, c’erano i soliti pregiudizi, certo, ma l’omofobia qui era sconosciuta” protesta un ragazzo vestito di rosa alla fermata dell’autobus. I suoi occhi nerissimi traboccano di indignazione.
 
E la pontentissima Chiesa ellenica che ruolo ha in tutto questo?

 lo chiediamo ad un membro del Sacro Sinodo, che vuol tuttavia restare anonimo. “La Chiesa Greca, a differenza di quella cattolica, è una chiesa etnica – ci spiega – questo vuol dire che esser greci coincide con l’essere greco-ortodossi. La Grecia ha ottenuto l’indipendenza dai sultani ottomani grazie all’oro della Chiesa che ha armato il popolo, sulla nostra bandiera c’è la croce, sulla nostra carta d’identità è specificata la religione d’appartenenza. Il Sinodo dei Vescovi vigila sulla morale e ha grande influenza sulla pubblica opinione. Alcuni vescovi e preti appoggiano Alba Dorata, la maggior parte si tiene fuori, ma qualcuno ha anche alzato la voce contro di loro. Qualcuno all’interno del Sinodo ammicca, è vero, ma i vertici non tollerano gli estremismi dei fascisti”. E i gay? domandiamo “Per la nostra teologia la pratica omosessuale è un vizio che allontana da Dio, alla stessa stregua della gola o dell’avarizia, non è un peccato grave. Riteniamo molto più grave odiare il proprio fratello”.
 Saliamo su un taxi per recarci alla Metro Attikìs, dove abbiamo appuntamento con un personaggio d’eccezione. Il tassista ci tranquillizza: “Alba Dorata metterà solo un po’ di ordine, non farà del male a nessuno. Anche i gay possono stare tranquilli, nessuno busserà alle loro porte per portarli nei lager. Se ne stiano dunque tranquilli nelle loro case ed evitino inutili schiamazzi, eviteranno così tanti problemi. Chi vive tranquillo a casa propria sta lontano dai guai”, sentenzia orgoglioso della sua sagacia. Sagacia veramente degna di un discendente di Socrate, congratulazioni.
 La trans Paola Revenioti, monumento vivente della lotta dei diritti LGBT in Grecia, abita proprio accanto agli uffici di Alba Dorata.


Paola Revenioti.


Paola è stata una delle prime a pubblicare nell’Atene degli anni Ottanta un periodico a tematica gay, Kraximo, grido, titolo quanto mai eloquente. I temi trattati nel suo giornale scandalizzarono a tal punto la morigerata borghesia ateniese che la Revenioti venne accusata di oltraggio alla pubblica decenza e venne intimata del carcere se non avesse sospeso subito la pubblicazione della rivista. Lei non si lasciò intimidire e venne arrestata. Quattro mesi di prigione e sevizie varie, però, non bastarono a domare questa leonessa. L’arresto della Revenioti segna la riscossa dei gay greci e di tutta la società civile. In migliaia scesero in piazza per lei, “arrivarono anche associazioni gay dall’estero – ci racconta mostrandoci vecchi articoli di giornale, foto e persino Kraximo e imbandendoci la tavola di dolci al miele e mastycha, caffé, ouzo e sigarette – Non ho mai avuto paura, neanche quando la Chiesa mi minacciò dell’Inferno, neanche quando i poliziotti mi pestavano perché nel mio giornale parlavo di aids, diritti gay e prostituzione maschile, argomenti allora tabù. Ora, invece, sì, ho paura. Vivo accanto a loro, mi affaccio alla finestra e li vedo. E loro vedono me, che è peggio. Ricevo chiamate anonime di notte, vengo minacciata di morte. Ho paura anche a portare il cane fuori. Mi sono rivolta alla polizia, ma mi hanno suggerito di assumere un investigatore privato. Mi sembra quasi di essere tornati ai tempi della Giunta militare, quando bisognava parlare in codice e dovevamo stare nascosti.
Ma non voglio cambiare casa, non voglio dargliela vinta, mai e poi mai”. Ormai non è più la giovane editrice di Kraximo, ma resta un’implacabile guerriera. Ci saluta riempendoci di dolciumi profumatissimi, frutta secca, loukoumades alla rosa e rivelandoci di ammirare due nostre connazionali, Anna Magnani e Vladimir Luxuria. La sua speranza è che un giorno anche la Grecia possa avere una trans in parlamento. Lo speriamo anche noi.

 Ma perché, ci chiediamo, questo partitaccio di xenofobi e omofobi riscuote così tanti consensi?
Basta uscire da casa di Paola per capirne il motivo. La gente fa la fila per entrare nella sede di Alba Dorata. Entrano a mani vuote o oberati dalle bollette ed escono con borse di cibo e la sicurezza di vedersi pagati elettricità, acqua e rate del mutuo. Basta solo essere greci per ricevere aiuto. Greci e, ovviamente, etero.
 Decidiamo di andare anche noi. Entriamo dentro uno spazioso e affollatissimo appartamento. Tutti i volontari indossano la maglietta nera con il simbolo del partito, che tanto ricorda la svastica nazista. Appena diciamo di essere italiani ci parlano di calcio, forza Lazio, ci dicono, ma anche bunga bunga, Storace e Berlusconi. Chiediamo loro se è vero che vogliono presentare una proposta di legge anti-gay su modello russo. Ci spiegano che loro non sono contro i pustes, i froci, perché ognuno può far nel suo letto quello che vuole.

“Non si può proibire di esser gay, ma si deve loro impedire di fare propaganda tra i minori, soprattutto per evitare episodi di pedofilia”. Proprio così: evitare episodi di pedofilia, perché il legame tra omosessualità e pedofilia sembra essere scontato per questa gente. Mentre parliamo si avvicina un ragazzone rasato. Ci dice che loro sono lì per aiutare il popolo greco, non per parlare con noi di sconcerie e ci invita poco garbatamente ad uscire fuori dalla loro sede.

 C’è ancora un sole raggiante, il pomeriggio attico è bellissimo. Ci sediamo ad un caffè lì vicino per goderci il tepore e scambiare quattro chiacchiere con degli sfaccendati anziani accanto al nostro tavolo. Bevono caffè e fumano narghilè, girando tra le dita il koboloi, una specie di rosario laico che aiuta a rilassarsi. Quando chiediamo loro di Alba Dorata s’infuriano, ci rispondono dicendoci che il loro simbolo è un offesa al popolo greco, perché è un esplicito richiamo a quella stessa svastica che nel rigido inverno del ’41 svettava sull’Acropoli imbiancata di neve che è una cicatrice indelebile nella loro memoria. “Quando penso alle rappresaglie dei tedeschi -grida uno di loro – alle persone che morivano di fame e di freddo e vedo dei greci adottare quei simboli tremo dalla rabbia”. Chiediamo cosa ne pensino dei gay. “Noi abbiamo inventato tutto – risponde serio un altro, tirando una solenne boccata dal narghilé – anche i gay e le lesbiche sono nati in Grecia, lo sa? I nostri antenati erano molto più saggi di noi, erano filosofi, artisti, grandi statisti. Non come questi di oggi, buoni solo a rubare. Se hanno esaltato l’amore gay, significa che non è poi così male. Il problema è dei moderni.


Konstantinos Kavafis.

Il più famoso poeta neogreco, Konstantinos Kavafis era gay, lo sapeva? Hanno avuto il coraggio di prendersela anche con lui questi somari fascisti! Per fortuna che almeno agli europei piace molto Kavafis”. Agli europei… già perché i greci, che rivendicano la paternità di questa nostra Europa, europei si sentono ben poco. Si sentono forse più orientali o, più probabilmente, semplicemente greci, figli unici di questa terra che è stata – dice una canzone – faro e tomba dell’umanità.
 Si è fatto tardi. Andiamo a cenare in una delle innumerevoli taverne del centro. Davanti a noi la mole maestosa dell’Acropoli si staglia contro il cielo violaceo, tremulo quasi quanto un trillo di bouzouki. Una razza una faccia, dicono di noi i greci. Ma qui tutto è, si, familiare, ma al contempo così diverso: gli odori, i sapori, i suoni, la stessa aria ha in se qualcosa di insolito, come un’eco di profonda antichità.
 Le radici di questo paese sono intrise di omoerotismo…Apollo, Achille, Kavafis, Platone, Socrate, Alcibiade, Alessandro Magno, Saffo di Lesbo, la poetessa dal cui nome derivano gli aggettivi saffico e lesbico. Tutti greci, tutti gay o bisex e tutta la Grecia e l’Egeo riecheggiano delle loro voci – com’è possibile che proprio qui vi sia questo crescendo di razzismo e omofobia? Forse è solo frutto dell’esasperazione di un popolo fiaccato dalla crisi, una rabbia irrazionale e passeggera che si dileguerà quando tutto sarà tornato alla normalità.

Noi possiamo solo riferire quanto abbiamo visto e sentito e non ce la sentiamo di fare previsioni sul futuro. Pensare che la Grecia sia considerata il laboratorio politico dell’Europa ci inquieta un po’, specie alla luce del fatto che l’attuale situazione rassomiglia molto a quella italiana: crisi economica, crisi della politica, crisi dei valori, crisi isterica e caccia all’untore. Qui, però, dicono che tutto è ciclico, i cerchi degli umani eventi si aprono, si avvolgono su se stessi e si chiudono, tutto deve finire e dopo la notte viene il giorno. Ma in questa notte buia di Alba Dorata persino Saffo ha perso la voglia di cantare.



Il simbolo di Alba Dorata Italia, partito fondato il 25 ottobre 2012 su ispirazione di quello ellenico. Si presenta alle elezioni regionali in Lombardia.
Il simbolo di Alba Dorata, un meandro greco, o una “greca”, che secondo i più richiama palesemente la svastica nazista.


                                   Un sacerdote benedice la sede di Alba Dorata.


                     Il colpo di stato che portò alla dittatura dei colonnelli. Atene, 21 aprile 1967.

                                                   Costantino Kavafis

                                                            Paola Revenioti

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