Venezia, un segnale contro la discriminazione
Ha del coraggio e lo dimostra Camilla Seibezzi, la delegata del sindaco di Venezia ai Diritti Civili ed alle Politiche contro le discriminazioni. Le critiche che le son piovute addosso non l’hanno scalfita e, determinata prosegue il suo lavoro iniziato già un paio di anni fa.Ma, cosa ha fatto Camilla Seibezzi per ricevere le critiche? Nella modulistica per l’iscrizione alle scuole dell’infanzia del comune di Venezia ha fatto togliere la dicitura figlio di – madre – e figlio di- padre. Di fatto, non comparirà più tra le generalità dei bambini l’espressione: mamma o papà ma semplicemente – Genitore 1 e Genitore 2. In questo modo vengono tutelati i diritti delle coppie omosessuali. Se vogliamo modificare ed azzerare l’omofobia, giustamente è necessario partire dalle basi ed eliminare le parole sessiste è il modo giusto per iniziare. Quindi… niente più mamma o papà ma genitore 1 e genitore 2.
La novità riguarda anche i bandi per l’assegnazione delle case popolari, le coppie omosessuali possono concorrere per vedersi assegnare un alloggio. Certo, a molti non piace questa apertura di genere ma se davvero vogliamo creare una cultura libera dai vincoli è necessario lavorare per eliminare dal vocabolario il termine “discriminazione” di qualsivoglia genere si parli.
Che dire allora, se non brava, ad una donna che ha dato una zampata graffiante all’opinione pubblica per svegliare la sua coscienza sopita?
Per modificare il sistema di convinzioni di una cultura radicata è necessario partire dalle piccole cose che fanno la differenza. Le parole scritte, soprattutto nella rappresentazione mentale di un bambino che sta costruendo la sua conoscenza del mondo, sono quelle che resteranno impresse per sempre. Nessuna scolorina o gomma da cancellare potrà modificare le prime convinzioni che nascono oltre che dagli atteggiamenti anche dalle parole verbalizzate. Se fin da subito vengono proposti dei titoli che superano il genere sessuale, abbiamo buone probabilità di vedere cadere il tabù dell’omofobia.
Rosalba Trabalzini
Perchè famiglia è dove c’è amore, accudimento, rispetto, sostegno.
L’amore è un sentimento, non una questione di orientamento sessuale o di genere.
L’amore è la capacità di crescere un figlio in un ambiente sereno, valorizzandolo, dandogli sicurezza e serenità.
Un papà maschio e una mamma femmina sono genitori migliori di una coppia formata da due uomini o da due donne? Un papà e una mamma “biologici” sono genitori migliori di una coppia adottiva? Non c’è nessuna statistica che lo dimostri.
Al contrario, le “coppie arcobaleno”, omogenitoriali, si distinguono (in meglio) proprio per la forte empatia con i loro figli, per la capacità di comprensione, per la profondità di relazioni basate sul rispetto di sentimenti e aspirazioni.
Resta il muro della burocrazia, delle leggi, delle istituzioni.
La discriminazione si nutre anche delle parole “sbagliate”.
Le parole contano.
Un papà è una mamma non sono più genitori (nè migliori) di due mamme o di due papà.
“Cambiare il linguaggio è un obiettivo fondamentale per contrastare gli stereotipi – spiega l’ideatrice del provvedimento veneziano, Camilla Seibezzi (nella foto), illuminata consigliera del Comune di Venezia, con delega ai diritti civili e alle Politiche contro la discriminazione – . La modulistica costituisce una categoria di pensiero. Mi occuperò anche di modificare i testi per l’infanzia, in modo che la differenza sia presentata come una realtà esistente e di pari dignità“.
Le differenze esistono: c’è chi nasce biondo, chi con gli occhi verdi, chi bianco, chi nero, chi eterosessuale, chi gay.
Differenze naturali, da accogliere e rispettare.
La storia va avanti, la società anche, i diritti civili devono adeguarsi al cambiamento, al progresso culturale e civile.
La rivoluzione dei diritti parte dalle parole.
di Francesca Visentin - Donne e Uomini
http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/66773?utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook#.UiHoEhYTpJU.facebook
Don't say mum and dad... teachers told not to assume pupils have heterosexual parents
By LAURA CLARK
Last updated at 10:48 30 January 2008
Teachers should not assume that their pupils have a "mum and dad" under guidance aimed at tackling anti-gay bullying in schools.
It says primary pupils as young as four should be familiarised with the idea of same-sex couples to help combat homophobic attitudes.
Teachers should attempt to avoid assumptions that pupils will have a conventional family background, it urges.
Pupils are enlisted in the war on homophobia
It goes on to suggest the word "parents" may be more appropriate than "mum and dad", particularly in letters and emails to the child's home.
When discussing marriage with secondary pupils, teachers should also educate pupils about civil partnerships and gay adoption rights.
The guidance - produced for the Government by gay rights group Stonewall - will be formally launched today by Schools Secretary Ed Balls.
It states that children who call classmates "gay" should be treated the same as racists as part of a "zero tolerance" crackdown on the use of the word as an insult.
Teachers should avoid telling boys to "be a man" or accuse them of behaving like a "bunch of women".
This sort of rebuke "leads to bullying of those who do not conform to fixed ideas about gender", the guidance states.
At the same time, schools should encourage gay role models among staff, parents and governors. Homosexual staff should be able to discuss their private lives after the consultation with the head teacher.
In advice to gay staff, it states: "School culture and ethos determines how open staff are about their private lives, and you should therefore seek advice and guidance from your head."
The Department for Children, Schools and Families commissioned Stonewall to write the guidance jointly with lobby group Education Action Challenging Homophobia.
It says that pupils aged four to seven should "understand that not all pupils have a mum and a dad" and learn about different family structures.
Advice to teachers of 11 to 14-year-olds states: "Schools should make efforts to talk inclusively about same-sex parents, for example, avoid assuming all pupils will have a "mum and dad".
"When schools discuss marriage, they may also discuss civil partnership and adoption rights for gay people."
In a section on engaging with parents, it asks schools: "Do you talk about 'parents' instead of assuming all pupils have 'mum or a dad'?"
The advice goes on to urge teachers to challenge every derogatory use of the word gay to avert homophobic attitudes.
Examples include "those trainers are so gay", "that pencil case is so gay" or "you're such a gay boy".
One primary teacher quoted in the guidance said: "We hear 'gay' as a term of abuse every single day. The children may not know exactly what it means, but they know they are using it as an insult. That's why we need to tackle it at this stage."
Controversy over the semantics of the word erupted two years ago when the BBC ruled that Radio One DJ Chris Moyles was not being offensive to homosexuals by using the word "gay" to mean "rubbish".
The advice says: "It is important for all staff to challenge pupils, explaining the consequences of using 'gay' in a derogatory way.
"It might be time-consuming at first, but a consistent 'zero-tolerance' approach to such language is central to achieving progress and an environment in which being gay is not thought of as being inferior."
It adds: "Schools need to make it clear to pupils that homophobic comments are as serious as racist comments, and homophobic incidents are as serious as other forms of bullying."
Teachers should use every curriculum subject to nip discriminatory attitudes in the bud.
English lessons for teenagers, for example, could focus on the emotions of the gay Italian soldier Carlo in Captain Corelli's Mandolin.
The guidance is being published five years after the repeal of Section 28 - the law which banned the promotion of homosexuality in schools.
Ministers promised the move would make no difference to the teaching of homosexual matters but some critics have claimed the gay lobby is having a growing influence on pupils.
Next month is Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender History Month, where pupils learn about apparently gay figures from history including Leonardo da Vinci, Oscar Wilde and James Dean.
Mr Balls, who will launch the anti-bullying guidance at a Stonewall conference today, said: "I am proud the Government and the department are being robust about this.
"It is our view that every school should have a clear policy on tackling all forms of bullying, including homophobic bullying.
Read more: http://www.dailymail.co.uk/news/article-511209/Dont-say-mum-dad--teachers-told-assume-pupils-heterosexual-parents.html#ixzz2itmxnr4y
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Il
diritto dei figli di tutti viene prima di tutto. I bambini vanno
tutelati nei loro legami affettivi. La proposta di inserire “genitore”
nei moduli di iscrizione
scolastica non è accompagnato da alcun numero né deve indicare
gerarchie: dunque né 1 né 2. E’ questo il termine che ad oggi meglio
descrive la capacità di crescere i figli così come evidenzia anche
l’evoluzione del diritto minorile: non si parla più di patria
potestà, bensì di potestà genitoriale. Si continuerà ad essere padri e
madri. Tutti. Semplicemente “genitore”. Il termine sostituirà padre e
madre al fine di porre l’accento sulla capacità genitoriale e non sulla
funzione riproduttiva. Il termine genitore seguito
da più spazi permette di definire la realtà famigliare dei bambini a
prescindere dal tipo di famiglia: si può avere un solo genitore per
scelta o per lutto, una coppia di genitori eterosessuali o omosessuali,
famiglie ricomposte, genitori adottivi o affidatari.
Tutti sono compresi dal termine genitore. Essere cittadino italiano non
significa venire umiliato nella propria identità regionale né dignità di
cittadino. Genitore comprende tutti, è l’estensione di un diritto non
la sua cancellazione. Non esiste pari dignità
se non si hanno pari diritti. Camilla Seibezzi
Pupils are enlisted in the war on homophobia
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2013/08/31/Via-mamma-papa-moduli-polemica_9225240.htm
Camilla
Seibezzi ha un bel sorriso, una bella faccia veneta, ispira simpatia e
calore. Il suo incarico, al comune di Venezia, è “delegata del sindaco
per i diritti
civili”. E’ una donna coraggiosa: ogni giorno, qualcuno la minaccia di
morte. La sua colpa? Vorrebbe sostituire, nei moduli scolastici, due
parole: madre e padre. E scrivere, al loro posto, semplicemente, il
ruolo: genitore. Un modo per evitare le discriminazioni
nei confronti dei piccoli che hanno un solo genitore, o magari ne hanno
due dello stesso sesso. In Europa, è una prassi normale, indicare il o i
genitori in modo neutro. Qui da noi, non si toccano i fondamentali
pilastri della civiltà: mamma e papà. Chiaro
che si tratta soltanto di burocrazia, di certificati, di asettici moduli
da archiviare. I sentimenti abitano altrove, spesso lontanissimo dalle
segreterie scolastiche, nessuno li metterà in discussione. Eppure, la
povera Seibezzi, ha finito col mettere in imbarazzo
persino il sindaco Giorgio Orsoni. Io vorrei – da queste righe –
abbracciarla forte. Ho vissuto, come madre affidataria, il dramma dei
doppi cognomi e degli interrogatori burocratici. Non ero madre, eppure
ero genitore: nessuno trovava mai le parole per dirlo.
Anzi. C’è un immenso distacco fra le strutture della parentela reale e i
libri di testo della scuola dell’obbligo, per esempio. Nella sua
tradizionale pigrizia, la didattica procede senza accorgersi – spesso –
di quello che accade fuori dai cancelli o davanti
ai suoi occhi. I ragazzini adottivi sono tormentati da richieste
impossibili, alle elementari: portaci la foto del battesimo, la prima
scarpina, la foto dei nonni e varie altre piacevolezze. Sembra che per
far capire la storia ai piccoli – questa era la risposta
colta che mi veniva scagliata contro – ci sia bisogno, anziché di Romolo
e Remo e della lupa che li allatta, delle tracce della propria nascita.
I figli di ragazze single devono fare il tema sul papà, gli orfani sono
spesso umiliati perché qualcuno manca nella
storia di famiglia.
Abbraccio Camilla Seibezzi anche perché sono credente e ritengo che le
famiglie siano tenute insieme dall’amore e non dai certificati. Penso
che una famiglia regolare possa essere pessima e una famiglia
strampalata ottima. Penso, soprattutto, che non siano
i nomi a renderci padre o madre. Spero davvero che la polizia rintracci
chi ha osato aggredire questa donna. Continua la tua battaglia, Camilla.
Anche per tutti noi, genitori irregolari eppure madri e padri a tempo
pieno.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Barbara Palombelli
Abbraccio Camilla Seibezzi anche perché sono credente e ritengo che le famiglie siano tenute insieme dall’amore e non dai certificati. Penso che una famiglia regolare possa essere pessima e una famiglia strampalata ottima. Penso, soprattutto, che non siano i nomi a renderci padre o madre. Spero davvero che la polizia rintracci chi ha osato aggredire questa donna. Continua la tua battaglia, Camilla. Anche per tutti noi, genitori irregolari eppure madri e padri a tempo pieno.