Δευτέρα 6 Μαΐου 2013

Le famiglie arcobaleno fanno festa. In Francia si può, ma per l'Italia sono invisibili


Giuseppina ha una bimba di dieci anni, Lisa, un bimbo di uno e mezzo, Andrea, e il prossimo autunno avrà finalmente una moglie, Raphaelle Hoedts. Vive con lei ad Avellino, ma stanno insieme da ventisette anni. Si sposerà in Francia, a Lille, dove ha studiato e vissuto a lungo, dove vive la sua famiglia siciliana, emigrata, e dov'è nata la sua compagna con cui vent'anni fa ha deciso di tornare a stare in Italia. Ma in Francia dal 23 aprile il matrimonio è possibile per tutti. E l'altra mamma, oppure l'altro papà, sposandosi può automaticamente adottare il figlio naturale dell'altra, o dell'altro. «In un colpo solo spariscono migliaia di orfani», spiega Giuseppina. La legge francese infatti garantisce e riconosce a migliaia di bambini il genitore che di fatto hanno sempre avuto accanto, a casa. La Francia è diventata così il nono paese in Europa, il 14esimo al mondo ad aver riconosciuto il diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Lisa e Andrea avranno il cognome delle loro due mamme, come la legge consente.


In Italia oggi tira tutt'altra aria. Anche da noi, come ad Atene, Helsinki, Tel Aviv, Los Angeles,  si festeggia la Giornata Internazionale dell'Uguaglianza tra le Famiglie.
 È il terzo appuntamento internazionale. Da noi in realtà lo si festeggia da cinque anni grazie all'associazione Famiglie Arcobaleno che raduna genitori omosessuali e famiglie con due papà o due mamme. Giuseppina La Delfane è presidente.
In Francia si calcola che siano 10mila le famiglie di questo tipo. In Italia non c'è ancora una stima ufficiale. Ma in otto anni di attività l'associazione è entrata in contatto con 1500 nuclei, e la cifra potrebbe non essere molto diversa. «La visibilità, la determinazione a non vivere come clandestini è stato il nostro principio, la nostra stella polare sin dall'inizio. Perché la clandestinità, la vergogna, il nascondersi, la doppiezza, è la principale ragione per la quale un figlio può star male. E invece ci siamo, e vogliamo esserci pubblicamente: a scuola come nelle città». Giuseppina La Delfa, docente all'università di Salerno, racconta con un delizioso accento siculo-francese che Famiglia Arcobaleno, in partnership con Amnesty international, con il Coordinamento Genitori Democratici e Legambiente,  ha organizzato un festeggiamento diffuso: non un'unica manifestazione ma nove appuntamenti nei parchi di altrettante città (Ferrara, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Venezia). Banchetti, letture, giochi e laboratori per genitori e figli, per incontrare famiglie di ogni tipo: anche quelle, molto numerose, nate da precedenti relazioni eterosessuali.


Una giornata che qui da noi nasceva con tutt'altre premesse. «In questa campagna elettorale c'era stato finalmente un bel salto in avanti. Alcuni partiti avevano messo nei propri programmi la tutela dei bambini già nati in famiglie omogenitoriali, Sel e 5 Stelle hanno parlato esplicitamente di matrimoni gay; il Pd chiedeva le unioni civili sul modello tedesco». Ora però «sembra tutto sparito, tutto dimenticato». È nato il governo delle larghe intese di centrosinistradestra. I programmi della campagna elettorale, almeno quelli del centrosinistra, sembrano andati in fumo. C'è anche di meglio, cioè di peggio. È di giovedì sera la nomina di Michela Biancofiore a sottosegretaria alla pari opportunità. La deputata del Pdl si è segnalata nel tempo per un florilegio di affermazioni omofobe che hanno provocato la rivolta delle associazioni gay. Non è una buona premessa per la legislatura. Ma Giuseppina, insieme ai suoi amici, non disarma. «A sentire il discorso del premier Enrico Letta, al momento della fiducia al suo esecutivo, sembra che le priorità del paese siano solo quelle economiche. È incomprensibile. Invece ci sono migliaia di donne, uomini e soprattutto bambini e bambine che aspettano che vengano riconosciuti i loro diritti. E non possono aspettare ancora. E non serve copertura di spesa per un provvedimento così. A maggio riuniremo tutte le associazioni e decideremo una strategia efficace. Puntiamo a proporre una legge sui matrimoni gay, e innanzitutto a una legge che preveda l'estensione dei diritti dei figli delle famiglie omogenitoriali. Chiederemo udienza alle forze politiche. I diritti non sono nel programma di questo governo? Ci rivolgeremo al parlamento».


Sulla carta, si può fare. Una maggioranza trasversale potrebbe esserci. Sel ha già presentato un testo di legge sui matrimoni, e non sono pochi al momento i parlamentari Pd che potrebbero votare il provvedimento. Qualche giorno fa la neodeputata e filosofa Michela Marzano, al manifesto, si è detta pronta nonostante l'aria che tira nel suo partito. Biancofiore e gli altri permettendo. Intanto  è festa per tutti.


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