Il week end scorso ho partecipato a nome di Famiglie Arcobaleno alla prima conferenza europea sulla GPA.
Dico subito che è stata un'esperienza molto istruttiva, ma la relazione è un po' lunga e consiglio la lettura solo a chi è davvero interessato a capire meglio la pratica della GPA internazionale, un fenomeno ancora molto nuovo e in costante evoluzione.
La conferenza si intitolava Families trough Surrogacy ed è stata organizzata da Sam Everingham, un neo genitore australiano, che diventato padre in India di gemelle con il suo compagno, dopo un viaggio difficile e doloroso, ha sentito l'esigenza di creare una risorsa per tutti i genitori intenzionali, offrendo a chi vuole una importante fonte di informazione e di confronto. Sam non è la prima persona che incontro che ha sentito questa esigenza, ricorderete anche Ron Poole-Dayan con il suo Men Having Babies era mosso dall'idea di tenere viva la discussione sulla GPA e aiutare chi doveva iniziare il suo percorso di GPA.
Per parte mia ho imparato molte cose sui diversi viaggi intrapresi dai genitori intenzionali e le loro gestanti nei diversi paesi del mondo dove è permessa e praticata la Gestazione per Altri e ho raccontato ad un pubblico composto da inglesi, europei, indiani, australiani, canadesi e americani la nostra esperienza di essere diventati genitori tramite la GPA in California. Ho poi fatto conoscere la nostra associazione descrivendone i tratti essenziali e i numeri che al momento la caratterizzano e ho riscontrato molto interesse sulla situazione italiana.
Più in generale nella conferenza si sono affrontati temi quali: la GPA in Regno Unito, negli USA, in Canada, in India, Georgia, Thailandia, Messico. La situazione di famiglie nate tramite la surrogacy dove questa non è permessa o proibita: Spagna (molto interessante e curiosamente simile alla nostra situazione), la Svezia e l'Italia, si è trattato dei costi e gli aspetti medici e legali della GPA, sugli aspetti etici e le relazioni tra genitori intenzionali e gestanti negli anni e quando e come dire ai figli della loro origine tramite GPA.
Sulla GPA in Canada e sugli Stati Uniti credo che in associazione ci siano abbastanza risorse per avere in informazioni e non mi dilungo nel raccontare cose che già sapete. Mi soffermo invece a riportarvi informazioni su altri paesi di cui personalmente sapevo poco.
GRAN BRETAGNA :Comincio con ciò che ho appreso sul la Gran Bretagna che il paese a noi più vicino dove la surrogacy è legale e regolamentata da molti anni. Nel Regno Unito è possibile accedere alla surrogacy indipendentemente dalla nazionalità, è sufficiente essere "domiciliati" nel Paese, ovvero, da quel che ho capito avere un indirizzo di residenza e eventualmente dimostrare di risiedere abitualmente nel Paese. La GPA che si può fare qui è solo altruistica, ovvero, non si può compensare la gestante se non per spese attinenti alla gravidanza e c'è un tetto limite di £ 15.000 (Uk pounds). Il che se paragonato ai $ 22.000 di base che viene dato alle donne americane è un importo moto simile.
In teoria non ci sono altre spese perché sono vietate le agenzie commerciali che conosciamo negli USA e Canada, ma ci sono diverse associazioni no-profit che svolgono il lavoro di assistenza e collegamento per genitori intenzionali e gestanti. Le spese mediche per inseminazione,( di questo non sono certo), vengono assorbite dal servizio sanitario nazionale e le spese legali sono minime o nulle perché per avere il "parental order" che stabilisce la genitorialità dei genitori intenzionali basta fare una domanda in carta semplice al tribunale entro 6 mesi dalla nascita. Sembrerebbe una situazione ideale che rende la surrogacy legale, etica e ad un costo abbordabile da molte più famiglie. Non un business per dottori, legali e agenzie, ma un vero aiuto di chi può fare figli a chi non ne può avere all'interno della coppia.
La realtà inglese però è altra e i rappresentanti dell'associazioni no-profit (COTS, Brilliant Beginnings, Surrogacy UK) che assistono gli "intended parents" e le gestanti dicono che la legge va modificata perché così com'é molti inglesi scelgono di andare all'estero per una GPA che sulla carta potrebbero fare nel loro Paese. Tra i problemi denunciati: la mancanza di informazioni,è illegale farsi pubblicità (ma comunque esistono dei siti come surrogatefinder.com ofindsurrogate.com o gruppi chiusi facebook), i genitori intenzionali sono molti e le surrogate poche, la gestante ha fino a sei settimane dopo il parto per dare il suo consenso al parental order, non sono ammessi genitori singles (si invece a coppie gay sposate o stabili). La gestante può ufficialmente chiedere solo il rimborso spese, ma ci sono casi, (sopratutto quando le gestanti stabiliscono un rapporto diretto con i genitori intenzionali senza la supervisione di una associazione) in cui chiede sottobanco altre compensazioni non permesse dalla legge.
Nonostante questo i genitori intenzionali che hanno fatto un percorso di surrogacy nel Regno Unito con cui ho parlato sono molto contenti. Yvonne, una donna che aveva subito una isterectomia, parla della sua gestante con grande gratitudine, una persona con cui ha una grande intesa umana, qualcuno a cui anche ora lei e la sua figli adolescente ha un rapporto di amicizia che continua nel tempo (cosa che non è di fatto possibile per chi va in India).
Le persone con cui ho parlato, rappresentanti delle associazioni sono ex genitori intenzionali o ex gestanti che vogliono mettere a disposizione degli altri la loro esperienza e parlano con cognizione di causa diretta, non vorrebbero una situazione come quella americana, ma apportare delle modifiche che renderebbero il percorso della GPA in UK più agevole per tutte le parti coinvolte. La legge è datata (oltre 25 anni fa) è ha bisogno di essere riformata, tenendo sempre conto dei problemi etici che la surrogacy pone (commercializzazione del corpo, embrioni creati fuori dal corpo umano e altro) quindi regolando il percorso in modo che non diventi un business.
In ogni caso, i cittadini inglesi che per vari motivi vanno a fare un percorso di GPA all'estero sono tenuti a rispettare le regole che regolano la surrogacy in Inghilterra. Infatti, sopratutto nel caso di surrogacy in India, il tribunale inglese, prima di emettere il parental order che certifica la genitorialità della coppia, controlla tutte le carte e vuole la dimostrazione che la gestante indiana sia cosciente del suo consenso perché molte di loro sono analfabete o non capiscono l'inglese. Il tribunale vuole sapere quanto è stato il compenso ( non può eccedere quanto avrebbe preso nel Regno Unito), se c'è stato sfruttamento o la donna è stata forzata dal marito o da altri,
Ci sono altri paesi al mondo che hanno un approccio diverso dalla Gran Bretagna e permettono la surrogacy commerciale, ovvero dove tutti i servizi sono pagamento ed è permesso un compenso (comunque limitato) per la gestante, oltre agli Stati Uniti, ci sono l'India, il Messico e la Thailandia.
L'INDIA come sapete ha chiuso le porte ai gay e anche per le coppie eterosessuali richiede che ci sia una lettera preventiva da parte del paese dei genitori intenzionali che autorizza esplicitamente i propri cittadini a cercare cure e assistenza medica in India. Ve ne parlo in ogni caso perché quello che accade in India è interessante per tutti coloro che intendono andare in un paese con dei costi molto più vantaggiosi, ma con delle notevoli differenze culturali.
Per dare un piccolo esempio di cosa sono le differenze culturali una dottoressa indiana, avendo saputo che uno dei miei figli (di 4 anni) ha l'abitudine di chiamarmi per nome invece che "papà" o "babbo" era rimasta scandalizzata perché in India chiamare il padre per nome è un reato!
In India la surrogacy ha una lunga storia. E' presente da millenni nel pantheon indù e si racconta che diverse divinità hanno portato i figli per altre divinità che non potevano avere figli. Portare i figli per altri è considerato qualcosa di sacro. In India è permessa solo la gestazione per altri non tradizionale (ovvero solo con ovodonazione di altra donna). Esistono centinaia di cliniche che praticano la PMA con una grande quantità e varietà di standard.
Consapevoli dei vari abusi e pratiche moralmente discutibili che girano attorno alla GPA in India, alcuni medici dell'ordina dei medici indiani, hanno promosso il protocollo INSTAR, che elenca una serie di standard etici e medici ai quali le cliniche firmatarie devono attenersi per ottenere il marchio della INSTAR. Le donne che aderiscono devono rispondere a dei questionari in cui si verifica se il percorso comporta stigma sociale, se è una decisione libera e informata (sempre tenendo conto del concetto di famiglia indiana) quale sia la posizione della famiglia, se questo comporta l'abbandono da parte della famiglia. Nella stragrande maggioranza dei casi le donne rispondo che il motivo percui lo fanno è per aiutare la propria famiglia a comprare una casa o assicurare un futuro ai figli. Non sono interessate a mantenere un contatto nel tempo con i genitori intenzionali, le basta sapere che il figlio è voluto e sarà accolto con amore. Alla fine la situazione è vista come : io aiuto la vostra famiglia a realizzare il suo sogno, voi aiutate la mia. Siamo due culture diverse, non possiamo diventare davvero amici o mantenere dei contatti, ma ci aiutiamo. Almeno questo nei migliori dei casi.
Da quando l'India ha chiuso le porte alle coppie gay le cliniche indiane hanno aperto un canale con il Nepal dove garantiscono gli stessi standard medici che si trovano in India - e a detta di un neo padre svedese, medico nel suo paese, che ha avuto due figli in India, gli ospedali indiani non hanno nulla da invidiare a quelli svedesi. In ogni caso, questa opzione non è possibile ai portatori di passaporto italiano, perché è comunque necessario che il governo del paese d'origine sia d'accordo con la pratica della surrogacy - quindi di sicuro non l'Italia.
Ci sono molti altri paesi che permettono la surrogacy a dei costi notevolmente più bassi , tra questi la Georgia, l'Ukraina, la Tailandia, Israele, il Sud Africa, il Messico .Tra questi paesi gli unici attualmente aperti alle coppie gay sono la Tailandia e il Messico (solo lo stato del Tabasco).
La TAILANDIA, un po' come la California, non ha delle leggi specifiche sulla surrogacy, ma sembra il percorso sia abbastanza semplice - salvo il fatto che la gestante, pur rinunciando ai diritti sul figlio, apparirà sul certificato di nascita, infatti molte delle coppie che prima andavano in India ora vanno in Tailandia. Anche per il ritorno nel paese di origine sembra semplice anche se alcune ambasciate richiedono il test del DNA (ma non l'Italia per il momento).
Lo stato di Tabasco in MESSICO regola con una legge la surrogacy e non discrimina in base all'orientamento sessuale o lo status matrimoniale. Sul certificato di nascita non appare la gestante, ma solo i genitori intenzionali.
In entrambi i casi i costi totali si aggirano intorno ai $ 35.000, ma si consiglia comunque di prendere informazioni più approfondite e cercare assistenza legale in Italia e nei paesi dove si compie il percorso.
Siamo diventati genitori in California, l'opzione forse più costosa fra tutte le possibili, ma dove ci sentivamo garantiti per la familiarità con la cultura locale, legami personali, garanzia dei diritti GLBT, libertà di scelta delle donne coinvolte e qualità dell'assistenza medica. Ce lo siamo potuti permettere all'epoca, ma se non ce lo avessimo potuto permettere avremmo inseguito il nostro sogno in capo al mondo purché questo non comportasse il calpestare i diritti degli altri e permetesse comunque ai nostri figli di essere contenti delle loro origini senza menzogne e mezze verità.
Riprendendo le tante discussioni che abbiamo avuto all'interno dell'associazione, incontrando alla conferenza molti genitori che son diventati tali in India e in Tailandia, ero perplesso e sospettoso, ma non mi sento di giudicarli anche perché alcuni di loro, sfidando l'informazione che condanna a priori la surrogacy praticata nei paesi non occidentali, sono andati a vedere di persona e hanno verificato se ci fossero le condizioni per praticare una surrogacy etica e nel rispetto di tutte le parti coinvolte - come ha fatto il medico svedese e il suo compagno citato precedentemente.
Sono convinto che pur con tutte le conseguenze personali che comporta fare una GPA in un paese culturalmente e socialmente molto diverso dall'Italia sia possibile compiere un percorso eticamente accettabile, ma è necessario compiere molte più verifiche e controlli. I protocolli come INSTAR in India dimostrano che anche in quei paesi ci sono persone che hanno a cuore l'etica del percorso e vogliono portare la surrogacy all'interno di un ambito rispettoso dei diritti universali dell'essere umano.
In ultimo cito l'interessante intervento di Antonio Villa-Coro un genitore spagnolo, padre con il suo compagno con una GPA di due bambine che dal 2008 ha fondato un'associazione nel 2008 che si chiama " Son Nuestros Hijos " un'associazione di mutuo aiuto e che si batte per i diritti di oltre 300 famiglie spagnole create tramite la surrogacy. Antonio (come la nostra presidente) scrive sull'Huffington Post ed ha parlato dell'importanza del linguaggio, che può promuovere o umiliare la dignità delle persone coinvolte, invitando ad usare una nuova terminologia in tutte le lingue europee.
Il discorso sulla GPA è sempre e comunque complesso e non posso esaurirlo in una breve relazione, sono a disposizione per chi volesse approfondire, anche se la vista la recente interrogazione parlamentare ci dobbiamo forse aspettare degli ulteriori ostacoli alla GPA fatta all'estero.
una caro saluto,
marco
India is a leading centre for surrogate motherhood, partly due to Hinduism's acceptance of the concept.Photo by Reuters
The Ministerial Committee for Legislation approved on Sunday an amendment to the surrogacy law which would allow same-sex couples and singles to have babies through surrogacy. The current law stipulates that only heterosexual couples may arrange to have a surrogate bear a child for them; all others are forced to go abroad for surrogacy. Approval from the committee is only one step along the road to becoming a law. The bill is expected to face opposition because of its sensitive nature in regard to ethics, Jewish law and international law.
Last December, Health Minister Yael German announced the introduction of an amendment to the surrogacy law that would give gay and lesbian couples the right to become parents with the aid of surrogate mothers in Israel. The proposed changes were based on the recommendations, submitted in May 2012, of a committee chaired by the director of the National Insurance Institute, Prof. Shlomo Mor-Yosef.
The panel recommended permitting both singles and same-sex couples to use a surrogate in Israel, as well as allowing married women who have given birth in the past to serve as surrogates.
The bill limits each surrogate mother to three surrogate pregnancies, with no more than three in vitro fertilization cycles for each pregnancy. Straight couples would be limited to two children through surrogacy, while singles would be limited to one. The Health Ministry also adopted additional recommendations by the committee, including increasing the maximum age of surrogate mothers from 36 to 38 years. The amendment would limit the age of the prospective parents to 54 years at the time the surrogacy agreement is signed.
German has also declared that she wants to expedite the process of repatriating to Israel infants born abroad through surrogacy. The health, justice, interior and social affairs ministries are to cooperate in amending existing laws and in permitting children born abroad through the agency of approved IVF clinics to be brought into Israel.
Surrogacy is largely unregulated, governed in part by a patchwork of legal precedents and regulations issued by state agencies. When carried out abroad, surrogacy is usually subject to the law of the land in each country, but agreements between Israel and each country also play a part.
In the past, Israel has refused to issue passports to babies born to surrogate mothers in Thailand for Israeli couples, because under Thai law the surrogate mother retains full parental rights. In those cases, the surrogate mother had to sign a statement agreeing to allow the child to be taken to Israel to live with its father.
When the Health Ministry disclosed details of the amendment early last month it was praised by gay rights advocates, but also criticized for requiring couples using surrogacy abroad to use government-licensed agencies or IVF clinics that have been certified by a special committee. couples who pay for the services of intermediary companies licensed by the government or clinics approved by special committees.
Until now, Israeli couples have been able to use surrogates in other countries without paying the tens of thousands of shekels usually charged by surrogacy agencies.
The Health Ministry fears that expanding the surrogacy law will create a competitive surrogacy market, which is liable to have two unwanted side effects. High demand would raise the prices of surrogacy in Israel, while surrogacy could become a profession for poor women, effectively turning them into “wombs for hire.”
According to Health Ministry figures, the number of heterosexual couples seeking surrogacy services and becoming parents through the process rose significantly over the past decade. In 2000, there were 20 applications and six births, while in 2011 these numbers rose to 92 and 49, respectively.
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