1. La sentenza del Tribunale di Roma, che ormai tutti conosciamo a memoria, ha aperto la possibilità di chiedere l’adozione dei nostri figli non biologici. Si tratta di adozione "in casi particolari" “non legittimante” (quella legittimante nel nostro ordinamento è concessa solo alle coppie coniugate) che comunque comporta l’instaurazione di un legame genitoriale con tutti i diritti e doveri conseguenti, fatta eccezione per l’instaurazione di un rapporto di parentela dall’adottato in favore dell’adottante. In altre parole, l’adottante non diventa erede dell’adottato e l'adottato non acquista legami di parentela rispetto ai familiari dell’adottante, ma nascono gli impedimenti matrimoniali.
2. Le "adozioni in casi particolari" sono disposte quando corrispondano all'interesse del minore. Questo vuol dire che non servono per tutelare noi genitori o il nucleo familiare, ma i minori che vengono adottati. Questo fantastico risultato è stato possibile perché il Tribunale ha riconosciuto che corrisponde all’interesse dei minori quello di tutelare un legame già esistente e consolidato ed ha ritenuto che la tutela di questi rapporti possa raggiungersi applicando la famosa lettera d dell'art. 44 della legge sulle adozioni.
È bene ricordare che il Tribunale accerterà caso per caso se sussiste l’interesse del minore. L'accoglimento della domanda, dunque, non è scontato ed è subordinato alla verifica della sussistenza delle condizioni per l'adozione. In altre parole, il tribunale verificherà (come fa per qualunque richiesta di adozione per "casi particolari", anche per le coppie etero) se tra il minore e la persona che vuole adottare, così come tra questa e il genitore biologico, vi sia un rapporto stabile, duraturo e consolidato che merita tutela. A questo fine verranno predisposti degli accertamenti a mezzo dei servizi sociali e/o psicologi. Questo non ci / vi deve preoccupare, non vi immaginate persone che vengono a casa per togliervi i figli, al contrario per darveli :)
Tuttavia, proprio per questo motivo, in assemblea si è deciso, per tutelare l'interesse di tutti, di procedere in un certo modo.
È chiaro che nelle coppie di FA il legame con il genitore sociale esiste sin dalla nascita, quindi ciascuno di noi, anche con bambini neonati, si sente (legittimamente) in diritto di rivolgersi al tribunale. Tuttavia poiché per legge sono previsti accertamenti a mezzo degli assistenti sociali, è opportuno attendere che i bambini raggiungano un’età idonea e questo anche onde evitare di essere sottoposti a indagini lunghe e stressanti per tutti.
Inoltre in assemblea si è precisato che non ci sono motivi giuridici o processuali che possano far ritenere “meno accoglibile” un’istanza presentata da due papà, ma ragioni di opportunità fanno pensare che, anche in questo caso, sia meglio attendere. La richiesta da parte di due papà potrebbe mettere una pressione maggiore ai magistrati che magari, se peraltro facenti parte di un tribunale diverso da quello di Roma e meno “amico”, potrebbe portarli a rigettare la richiesta. Questo, ovviamente, scatenerebbe i media. Del resto, i media si scatenerebbero anche laddove l’istanza dei due papà fosse accolta, creando ulteriore pressione anche agli altri Tribunali. Pertanto, al fine di aprire un varco più solido rispetto a quello aperto a Roma, e dunque di rendere molto più difficile il rigetto di altre istanze, sarebbe opportuno ottenere altre sentenze di accoglimento presentando casi simili il più possibile a quello di Maria ed Ornella.
Per questi motivi, durante l’assemblea la Presidente ha invitato i soci ad essere “responsabili” ed a dare la precedenza a coppie di mamme, con figli tra i 4 e i 10 anni e possibilmente residenti a Roma o a Bologna (ovvero soggetti alla competenza dei due tribunali che, ad oggi, sembrano quelli più “amici�). Si tratta di attendere solo qualche mese.
3. Le coppie con questi requisiti, tramite un avvocato competente nelle nostre tematiche, potranno depositare un ricorso presso il tribunale competente (dove si trova il minore) con cui la mamma sociale chiede di adottare i figli biologici della propria compagna. In caso di coppie con più figli, partoriti da entrambe, ovviamente ci saranno delle richieste "incrociate": ciascuna mamma chiederà l'adozione dei figli dell'altra.
Infine, qualche chiarimento di carattere pratico:
4. Non è necessario essere sposati all'estero. Ovviamente chi lo è ha un piccolo vantaggio perché potrà provare in maniera indiscutibile la stabilità del legame affettivo.
5. Non ci sono termini per il deposito del ricorso, ma le coppie di Roma è bene che lo facciano prima che la Presidente Cavallo vada in pensione (manca circa un anno).
6. Sarà utile depositare tutti i documenti idonei a dimostrare che la convivenza è duratura e stabile e che il legame genitoriale è già, di fatto, cristallizzato. A mero titolo esemplificativo, possono essere utili: contratto di locazione / o di acquisto casa se cointestato, mutuo se cointestato, conto corrente se cointestato, stato di famiglia, tessera FA, eventuali estensioni delle polizze salute ai conviventi e ai figli, richieste di accesso alla IUI o FIVET firmate da entrambe, ma anche delle semplici fotografie. Documenti, invece, necessari, sono il certificato del casellario giudiziale dell’adottante, l’estratto integrale dell’atto di nascita dell’adottante e degli adottandi. Mentre il casellario giudiziale normalmente viene rilasciato a vista, alcuni comuni ci mettono un po’ a rilasciare gli estratti di nascita, quindi magari avvantaggiatevi.
7. Le coppie che per ora non hanno i requisiti di cui sopra….non devono perdersi d’animo, si tratta di attendere solo pochi mesi. Nel frattempo devono rimboccarsi le maniche per trovarsi pronte quando avremo ottenuto un po’ di sentenze favorevoli. Pertanto sarà opportuno fare in modo di essere da subito tutti nello stesso stato di famiglia, stipulare quanto prima degli accordi di genitorialità e convivenza con data certa, intestare polizze vita ai figli non biologici ecc. Si ripete, non sono condizioni INDISPENSABILI, ma sicuramente MOLTO UTILI.
Per fare tutte queste belle cose esiste anche il gruppo legale di FA, molto preparato.
Il costo medio di un’azione di tale tipo, potrebbe ragionevolmente (esistono le tabelle ministeriali per i compensi degli avvocati) essere compreso tra 3.000/5.000€ oltre iva, mentre il gruppo legale ha stabilito di chiedere, a seconda dei casi una somma compresa tra 2.000€ e 2.500€ oltre iva.
Ecco l’elenco dei professionisti del gruppo legale di FA a cui, se vorrete, potrete rivolgervi.
TRENTO
Avv. Alexander Schuster alexanderschuster@gmx.net
TORINO:
Avv. Michele Potè mickpote@libero.it
MILANO
Avv. Stefania Santilli avvstefaniasantilli@yahoo.it
Avv. Alessandra Rossari avvrossari@gmail.com
Avv. Daniela Gasparin avvdanielagasparin@gmail.com
BOLOGNA
Avv. Michele Giarratano michele.giarratano@alice.it
ROMA
Avv. Susanna Lollini susanna.lollini@gmail.com
NAPOLI
Avv. Simona Saccone simona.saccone@hotmail.it
TOSCANA
Avv. Federica Tempori tempori@studiolegalemazzarritempori.net
«Adozioni per le coppie omosessuali. L’Italia è su posizioni superate»
Intervista al presidente del Tribunale dei minori Cavallo: «I bimbi non dovrebbero stare più di due anni in una casa famiglia»
«Sono troppi i minori che ancora oggi vivono in comunità e case famiglia nel nostro Paese. Pochissime le coppie disposte a prenderli in affidamento, a causa del timore che un giorno possano tornare con i genitori naturali». Un’emergenza, sui cui numeri «l’eventuale apertura alle adozioni da parte di coppie omosessuali non potrà incidere in modo significativo». Quell’apertura però ci deve essere, perché «il nostro Paese si metta al passo con l’Europa senza restare su posizioni superate». Il presidente del tribunale dei minorenni di Roma Melita Cavallo parla con Il Tempo a quasi tre mesi di distanza dalla storica e discussa sentenza con cui - per la prima volta in Italia - ha riconosciuto alla compagna della madre biologica di una bambina il diritto all’adozione di quest’ultima. Per difendere con forza quella decisione dalle critiche ricevute, ma anche per lanciare un appello: mentre il dibattito è oggi sequestrato dal tema dell’apertura alle adozioni da parte delle coppie omosessuali, non ci si dimentichi delle migliaia di bambini che nessuna coppia (qualunque sia il suo «assortimento») sembra disposta a volere.
Presidente, lei ha accettato l'intervista per lanciare un messaggio forte: non dimenticatevi dei tanti minori oggi "abbandonati" nelle case famiglia del nostro Paese. Ma è impossibile non partire dalla discussa sentenza che porta la sua firma, con cui ha concesso l'adozione di una bambina a una coppia omosessuale di donne. Lei come si pone di fronte alle accuse di aver preso un provvedimento con profili di incostituzionalità?
«Mi sorprendono notevolmente; chi fa questa affermazione non conosce bene la normativa di settore e non ha letto la sentenza, o avendola letta non ha compreso, o non ha voluto capirla. Stefano Rodotà, giurista insigne e persona di indiscusso valore etico, ha commentato magistralmente la sentenza. Questo mi basta».
Secondo lei sarebbe opportuna una legge per regolamentare la materia?
«Vorrei che il nostro Paese non restasse su posizioni superate da tempo in tutti i paesi europei nei quali vige la vera democrazia».
Si sente di dire che per i tanti bambini oggi dimenticati nelle case famiglia, senza speranza di trovare dei genitori disposti a crescerli, l'apertura delle adozioni a coppie omosessuali potrebbe rappresentare una speranza?
«Questa eventuale apertura non penso possa incidere in modo significativo, finora non ci sono state domande da parte di persone omosessuali dichiarate disponibili all’affidamento».
Quanti sono in Italia i bambini che vivono in case famiglia?
«Nel Lazio ci sono 1.850 bambini tra case famiglia e comunità. Il numero complessivo in Italia dei bambini allontanati dalla famiglia o in affidamento etero-familiare o ancora affidati a componenti della rete familiare (ovvero nonni, zii, cugini), è pari a circa 30.000».
Qual è il vissuto familiare di questi bambini?
«Si tratta sempre di bambini sofferenti a causa dell’ambiente familiare conflittuale, maltrattante, abusante, anaffettivo, o comunque non attento ai loro bisogni, anche quelli primari. Si tratta di genitori molto violenti che esercitano la violenza l’uno contro l’altro in presenza dei figli e sui figli».
Sono italiani o per la maggior parte stranieri?
«Molti di questi bambini appartengono oggi a coppie miste o a coppie straniere che non si sono integrate nel tessuto sociale ospitante».
È difficile riuscire a darli in affidamento?
«Per i bambini piccoli è abbastanza facile il trovare famiglie, ma non è altrettanto facile far comprendere a queste fino in fondo la transitorietà della situazione di affido in quanto è prevedibile e auspicabile che la madre si recuperi in tempi brevi e possa riprendere con sé il figlio. Per i ragazzi grandicelli è invece difficile: è un lavoro continuo di ricerca e di colloqui con gli affidatari e di ascolto dei minorenni proposti per orientarli e predisporli».
Cosa frena le coppie che preferiscono evitare di prendere un bambino in affidamento?
«Soprattutto il timore di affezionarsi e di soffrire nel distacco».
Ci sono altri motivi che frenano il ricorso all’affidamento?
«La paura dell’eventuale intrusività della famiglia di origine, che non si vuole varchi la soglia della porta, che non si vuole sappia il nome e il domicilio; la paura delle reazioni possibili del bambino e, se la coppia ha dei figli, la paura della loro gelosia per il nuovo arrivato».
È più facile che un bambino venga chiesto in adozione o in affidamento?
«La disponibilità è indubbiamente per l’adozione più che per l’affidamento perché la coppia italiana vive nella maggior parte dei casi molto possessivamente e simbioticamente il rapporto con un bambino, e nel suo futuro non vuole perdere qualcosa che ha sentito come suo».
Perché, se ci sono tanti bambini italiani ospiti di case famiglia, si preferisce spesso adottare i bambini all’estero?
«Perché tra la famiglia di origine del bambino e la famiglia adottiva ci sono gli Urali o l’oceano, o comunque centinaia e centinaia di chilomentri».
Ci sono interventi normativi che si sente di suggerire?
«In tema di adozione non mi sembra che ci sia bisogno di aggiustamenti. Per incentivare l’affidamento servirebbe aggiungere nell’articolo che regolamenta l’affidamento un comma in base al quale un bambino non può rimanere collocato in struttura per un periodo di tempo superiore a due anni».
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