È uno spauracchio pericoloso che ha l'obiettivo
di frenare la parità fra le persone
La “Teoria del genere” non esiste. Il genere non è una “teoria”, ma un fatto evidente agli occhi di tutti: si tratta della convinzione diffusa che maschi e femmine debbano avere educazioni differenti, accedere a ruoli sociali diversi, aderire a modelli di realizzazione e stili affettivi distinti, seguire norme e prescrizioni specifiche.
Il “genere” è lo status quo difeso da gruppi di matrice religiosa come “La Manif pour tous” e le “Sentinelle in piedi”, solo che non si vuole chiamarlo “genere” perché fa più comodo pensare che un fiocco rosa o azzurro siano parte integrante del sesso biologico, indiscutibili e immutabili evidenze del corpo.
Gli “Studi sul genere” sono invece quelli che riflettono sugli effetti di questa segregazione fra maschi e femmine, che produce stereotipi, pregiudizi e disparità tra i sessi, discriminazione verso coloro che non si adeguano (perché non vogliono o non possono), operando fin dalla più tenera età e condizionando la percezione di sé e del mondo delle persone.
Ora “Famiglia Cristiana” pubblica un “Decalogo per difendersi” da una riflessione critica su tale status quo, come a dire «Difendetevi da chi vi chiede di pensare, di mettere in discussione le tradizioni millenarie, chiudetevi occhi ed orecchie: il genere è solo una teoria e una fantasia bislacca!».
Lo spauracchio che viene agitato, da gruppi di matrice religiosa, per ostacolare all’interno delle scuole percorsi educativi che pongano i giovani in grado di essere adulti rispettosi e responsabili domani, è una bieca manipolazione della realtà, una negazione dell’evidenza e una chiamata a nascondere la testa sotto la sabbia.
La “teoria del genere” è, e rimane, un artificio utilizzato per spaventare alcune famiglie, manipolarle con premesse false ed usarle, strumentalmente, come “braccio secolare”, ponendole in rotta di collisione con le istituzioni scolastiche, al fine di garantire la perpetuazione dell’ideologia sessista che anima alcune persone, ideologia che vuole il maschio “macho”, insensibile, violento e prevaricatore e la femmina disponibile a subire la violenza, a comprendere, a perdonare, nella rassegnazione e nella sottomissione.
Manca solo che chiedano di tornare agli istituti maschili e quelli femminili: camerate per i primi e ginecei per le seconde?
Facendo leva sulle paure dei genitori, la pubblicistica cattolica alimenta leggende metropolitane di matrice reazionaria che descrivono la “teoria del genere” come una “congiura” della “lobby gay” per “indottrinare” i loro figli all’omosessualità o al travestitismo, insegnando loro che “le differenze tra maschi e femmine non esistono”.
Questo è semplicemente ridicolo: il punto della riflessione sul genere, che deve essere portata nelle scuole, è che maschi e femmine non possono essere ridotti a degli stereotipi. La scuola ha bisogno di pratiche educative che prevedano proprio di formare le nuove persone al rispetto per il prossimo, maschio o femmina che sia, favorendo il dialogo e la frequentazione fra le persone senza pregiudizio per il loro sesso biologico, in modo che sia loro chiaro fin dalla più tenera età che non esistono prima “i maschi” e poi “le femmine”, ma che esistono innanzitutto le persone, a prescindere dai loro attributi riproduttivi.
Non ci meraviglia che questo contesto culturale stia facendo dell’Italia un Paese dove la violenza, gli stupri (anche e soprattutto in famiglia) ed i femminicidi sono all’ordine del giorno. Dove la mancanza di un’educazione sessuale adeguata produce epidemie di malattie sessualmente trasmissibili di ogni tipo e gravità. Dove i diritti delle persone omosessuali non riescono a trovare un riconoscimento e gay e lesbiche sono quotidianamente oggetto di insulti e minacce.
Dovere delle istituzioni educative pubbliche è arginare questo pericoloso fenomeno di arretramento culturale, favorendo una corretta percezione della realtà da parte dei cittadini adulti di domani, che vivranno in un mondo in cui donne e uomini, transessuali, omosessuali, eterosessuali e bisessuali, saranno sempre di più parte integrante e visibile del tessuto sociale. Se non glielo insegnano le famiglie, qualcuno deve pur farlo.
giuseppina la delfa
presidente@famigliearcobaleno.org
associazione genitori omosessuali
www.famigliearcobaleno.org
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