Conviventi a Milano da 18 anni, 47 anni l'una e 46 l'altra, quattro figli, hanno coronato il sogno di rendere ufficiale la loro unione. Ma non per lo Stato italiano. Anche i bambini, vestiti tutti in bianco, sono stati contenti
di ZITA DAZZI
Si sono innamorate a Parigi 18 anni fa. Da allora vivono assieme e hanno avuto nel frattempo quattro figli, bambini nati grazie all'inseminazione artificiale e che oggi hanno dai quattro agli 11 anni. Ma il loro sogno era sposarsi. Volevano un vero matrimonio e lo volevano anche col vestito bianco, chiamando a raccolta tutta la famiglia e gli amici, con i bambini e i loro compagni di scuola. Così entrambe sono andate a comprare l'abito col velo di tulle e si sono preparate al classico lancio del bouquet. Hanno ordinato le bomboniere e i confetti, spedito gli inviti, fatto la lista di nozze e prenotato la sala più importante del municipio. Di Barcellona. Perché un matrimonio fra due donne, in Italia, non si può celebrare.
L'album di nozze di Francesca e Mary
Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi, 46 e 47 anni, a Milano mesi fa si erano iscritte al registro delle unioni civili varato dal Comune con l'avvento della giunta di Giuliano Pisapia. "Ma quello è stata più che altro un gesto simbolico - spiegano le due spose - Noi volevamo un matrimonio legale, riconosciuto da una nazione della Unione europea". Sono partite la settimana scorsa per la Catalogna e lì hanno avuto la loro cerimonia ufficiale, con la lettura degli articoli di legge del codice civile e la consegna dell'atto di matrimonio. "È da quando ci conosciamo che avevamo questo desiderio, come fatto simbolico, ma anche per sancire ufficialmente la nostra unione, per suggellare il nostro progetto familiare anche dal punto di vista legale e formale - spiegano le novelle spose - Per il Comune di Milano siamo una coppia di fatto. Ma noi volevamo una cosa più seria, come è serio il nostro progetto di vita".
Ad assistere alla cerimonia a Barcellona sono arrivati dall'Italia circa 90 ospiti, fra amici e parenti, dall'ultimo nipotino appena nato alla zia ottuagenaria. "C'erano proprio tutti, con le lacrime agli occhi e il riso da lanciarci all'uscita ", raccontano. Ma c'erano anche diversi genitori dei compagni di scuola, gente della zona Porta Romana, dove la famiglia Fiengo-Pardi abita. "È stata un po' una festa per tutti quelli che ci conoscono e che ci vogliono bene. Le maestre dei nostri figli ci hanno fatto arrivare pensierini e poesie scritte in classe. Questo ci ha dato una grande sensazione di essere circondate di affetto e di partecipazione ", si bea la Pardi, che di mestiere scrive libri per bambini e che ha avuto il Premio Andersen 2013 per l'ultima sua opera, Piccolo Uovo, che narra la storia di una coppia di pinguini maschi che vuole un figlio.
Le nozze di 'Mery' e Francesca, casualmente, sono state celebrate proprio nel giorno in cui anche la Francia ha approvato in Senato il progetto di legge che apre alle nozze e all'adozione da parte di coppie gay. "Un traguardo che noi speriamo presto si raggiunga anche in Italia - raccontano sorridenti le spose, che ora sono in viaggio di nozze in giro per la Catalogna - così potremo confermare il nostro matrimonio anche nel nostro Paese, dove oggi invece per la legge non siamo altro che due donne che convivono nello stesso domicilio, senza alcun riconoscimento legale della nostra famiglia e del nostro progetto di vita". Non ci sono stati dubbi e tentennamenti per arrivare a questo passo. Ma la burocrazia ha fatto la sua parte e ci sono voluti tre anni per arrivare al via libera.
"Due donne qui possono sposarsi se almeno una delle due ha la residenza in Spagna - aggiunge Maria Silvia, proprietaria della casa editrice Stampatello - Quindi io tre anni fa ho preso in affitto una casa a Barcellona e ho chiesto la residenza. Un buon motivo per venire a fare belle vacanze da queste parti, ma anche una spesa, un impegno economico". Poi ci sono stati diversi colloqui con i funzionari statali ai quali le due non hanno nascosto la verità. "Tante coppie omosessuali vengono a sposarsi in Spagna perché da noi non si può: le procedure le abbiamo trovate su Internet. Non siamo certo le prime", rivela Francesca Pardi. L'entusiasmo delle sposine si vede bene sulle foto pubblicate su Facebook. "Anche i nostri bambini sono molto contenti: si sono voluti vestire tutti di bianco e ci hanno preceduto nell'ingresso in municipio. Per loro il matrimonio era un passo importante perché sancisce la nostra famiglia, e loro sanno che in Italia non si poteva". L'atto non avrà comunque effetti concreti in Italia.
"Volevamo un documento legalmente valido anche se fra Italia e Spagna non ci sono convenzioni per il riconoscimento del nostro nuovo stato. Siamo una famiglia intesa in senso classico: ci amiamo, siamo madri, curiamo i nostri quattro bambini, cosa che comporta anche una discreta fatica, come sa chiunque abbia una famiglia numerosa", sottolinea la Fiengo. Concorda l'altra sposa: "Non è che due donne che si amano debbano essere per forza alternative o trasgressive. Al contrario: tutte e due sognavamo di sposarci in una scena da sogno, e tutte e due volevamo l'abito bianco, così come tutte e due abbiamo voluto vivere la maternità. Due donne che si amano e che hanno un progetto comune di vita non hanno problemi di identità sessuale: questo sia chiaro".
(20 aprile 2013)
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