Lo dice l'American academy of pediatrics: crescere con genitori gay non danneggia la salute psicologica del bambino. Conta l'amore. E allora non parliamo di "etero" e "omo", ma di "genitori"
Ecco i risultati di 30 anni di ricerche
di Vittorio Lingiardi*
Chi guarda senza pregiudizi, magari con meraviglia o persino con fiducia due persone dello stesso sesso che decidono di avere un bambino non sta delirando: sa che per fare un bambino ci vogliono l’ovocita e lo spermatozoo, la femmina e il maschio. Sa anche che ovocita e spermatozoo possono incontrarsi in modi altri che non sono il rapporto sessuale. Che si può diventare genitori di figli nati da precedenti relazioni del partner. Che esistono genitori adottivi, i quali a lungo concepiscono nei loro affetti e pensieri un figlio concepito biologicamente, ma poi rifiutato, da altri genitori.
E sa che i figli di genitori omosessuali, nati da forme alternative di concepimento, sono invece a lungo desiderati e perseguiti, come è anche per le coppie eterosessuali che si rivolgono alla fecondazione assistita. Insomma ci sono modi diversi di diventare genitori. Se la sessualità non sempre coincide con la procreazione, non sempre il concepimento coincide con la genitorialità.
Qual è il «vero genitore»? Quello che mette a disposizione la propria biologia o quello che cresce il figlio fornendogli cure e sicurezza? A volte infatti le due opzioni non coincidono, vuoi perché molti genitori biologici non sono capaci di fornire cure e sicurezza, vuoi perché genitori non biologici (o coppie di genitori di cui uno solo è biologico) lo sono.
Il 20 marzo 2013 l’American Academy of Pediatrics (Aap) ha pubblicato un importante documento in cui, oltre a ribadire le conclusioni di una ricerca pubblicata nel 2006 («adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori»), afferma che, «nonostante le disparità di trattamento economico e legale e la stigmatizzazione sociale», trent’anni di ricerche documentano che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che «il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie».
Motivo di più, conclude l’Aap, per sostenere definitivamente la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Love makes a family è il titolo di una pubblicazione dell’American Psychological Association. La copertina mostra una coppia di donne con le loro figlie. A chi obietta «ma i bambini hanno bisogno di una madre e di un padre!» ricordo l’importanza di considerare i risultati raggiunti da una mole vastissima di ricerche e le posizioni assunte dalle maggiori associazioni internazionali dei professionisti della salute mentale.
È infatti importante che le donne e gli uomini di scienza si esprimano sulla base di ipotesi condivise e possibilmente verificate empiricamente. Il tema della genitorialità omosessuale è di solito affidato a ideologie o visceralità di politici il più delle volte impreparati. Questo giornale ha il merito di avere finalmente chiesto agli psicoanalisti italiani, sospettosamente silenziosi sull’argomento, di esprimersi. Alcuni, come Antonino Ferro, lo hanno fatto con parole di psicoanalitica umanità («i figli li faccia chi ha voglia di accudirli con amore»), altri, come Silvia Vegetti Finzi, hanno usato, a mio avviso in modo idiosincratico, le parole della tradizione.
Davvero, mi chiede una studentessa, molti psicoanalisti contemporanei sono schierati contro la genitorialità omosessuale? No, è vero il contrario.
Ecco cosa risponde l’American Psychoanalytic Association a chi sostiene che avere genitori omosessuali è «contro l’interesse del bambino»: «È nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, capaci di cure e di responsabilità educative. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale». I soliti americani pragmatici e semplicistici? In Francia, cinquecento psicoanalisti hanno da poco firmato una petizione a favore del «matrimonio per tutti» e della possibilità di adozione per le persone omosessuali.
Posizioni analoghe sono sostenute dalle maggiori associazioni dei professionisti della salute mentale: dall’American Psychiatric Association alla British Psychological Society, dall’Academy of Pediatrics all’Associazione Italiana di Psicologia. Quest’ultima ricorda che «la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare», indipendentemente dal fatto che i genitori siano «conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso».
Parole chiare, soprattutto se pensiamo a come viene esaltata aprioristicamente la genitorialità eterosessuale, dimenticando che può essere teatro di orrori (si pensi all’elevatissimo numero di abusi fisici e sessuali consumati nelle famiglie). Per essere buoni genitori non basta essere eterosessuali, così come essere omosessuali non significa essere cattivi genitori.
Togliamo gli aggettivi «etero» e «omo» e parliamo di genitorialità. Che in entrambi i casi può essere buona o cattiva.
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